Nel 2023 ogni nucleo familiare italiano ha speso mediamente 2.728,37 euro al mese per fare fronte alle proprie necessità. Sono 103 euro in più rispetto al 2022 e 257 in più rispetto al 2013. Dietro questi numeri ci sono trasformazioni economiche e sociali che hanno attraversato il Paese negli ultimi anni, non da ultime la crisi pandemica e il ritorno dell’inflazione.
Partiamo dai cambiamenti più recenti: tra 2022 e 2023 l’incremento della spesa è stato del 3,9%, inferiore al dato dell’inflazione (+5,4%), ed è risultato più significativo al Centro (+5,7%) che al Nord (+3,1%) e nel Mezzogiorno (+4,2%). Su cosa si è concentrato l’aumento di spesa degli italiani? Hanno assunto molta più importanza gli acquisti di prodotti alimentari e bevande analcoliche, che nel 2023, secondo l’Istat, hanno assorbito ogni mese 525,33 euro, ben il 9% in più rispetto al 2022. D’altronde si tratta anche dell’unica voce che l’anno scorso ha visto un aumento dei prezzi in doppia cifra, pari al 10,2%. Gli acquisti di cibo sono quelli che più di altri caratterizzano il paniere delle famiglie meno abbienti, in quanto essenziali e poco comprimibili anche in caso di riduzione delle entrate. È per questo motivo che, nel 2023, è stata proprio la spesa complessiva dei nuclei che fanno parte del 20% più povero ad essere salita maggiormente, del 4,5%.
Al contrario, tutti quanti, poveri e benestanti, meridionali e settentrionali, hanno beneficiato di una riduzione delle tariffe energetiche dopo i picchi di fine 2022. Tutti, quindi, hanno visto un calo degli esborsi mensili dovuti alle bollette, scesi da 1.010,44 a 981,99 euro, una cifra che rimane tuttavia superiore sia a quella del 2021 sia a quelle degli anni precedenti. È comunque un piccolo sollievo, visto che questa voce è la singola più importante nel paniere di spesa delle famiglie, e assorbe da sola il 36% di quella complessiva.
Scendono, anche in valore assoluto, gli acquisti di scarpe e vestiti e la spesa in cultura e servizi ricreativi
Anche guardando ai numeri di lungo periodo ed effettuando un confronto decennale, le bollette per le varie utenze non rappresentano i costi che sono saliti di più, essendo aumentati del 6,7% dal 2013, a fronte di un incremento medio della spesa del 10,4%. Ad avere assorbito una quota crescente dei redditi è stato, anche in questo caso, il cibo: dal 2013 gli italiani hanno dovuto pagare il 19,6% in più per questa voce, in conseguenza dei rincari dei prodotti alimentari.
Maggiore della media sono stati anche l’aumento decennale della spesa per mobili, articoli e servizi per la casa (+18,2%) e quello per i servizi ricettivi e di ristorazione (+29,6%). In quest’ultimo caso si potrebbe scorgere tra le cause anche un cambiamento culturale e sociale, similmente al caso della diminuzione della spesa per la voce ricreazione, spettacoli cultura, che non è più tornata ai livelli pre-Covid e nel 2023 è rimasta del 16,1% inferiore a 10 anni prima.
Se le piattaforme di streaming tengono lontani gli italiani da cinema, teatro e libri, cosa li allontana, invece, da vestiti e scarpe? Nel 2013 venivano dedicati 109,79 euro al mese a famiglia a questi acquisti e nel 2023 solo 102,53, nonostante l’inflazione. O forse proprio a causa dell’inflazione: in 10 anni è stata di quasi il 20%, quindi superiore all’aumento della spesa complessiva, e probabilmente ha costretto molti a spostare i propri consumi su quei prodotti di cui proprio non si può fare a meno.