BANCHE: IN COSTANTE CRESCITA GLI INVESTIMENTI IN TECNOLOGIA, E DAL 2025 ARRIVERANNO ANCHE I PROVENTI

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22-04-2024

Secondo la recente “Indagine Fintech nel sistema finanziario italiano”, appena pubblicata da Banca d’Italia, tra 2023 e 2024 sarà di 901 milioni di euro la spesa complessiva degli istituti finanziari italiani in tecnologie innovative, quali ad esempio applicazioni web, strumenti di intelligenza artificiale, sistemi cloud, software gestionali o hardware. Si tratta di un deciso aumento rispetto ai 600 milioni investiti tra il 2021 e il 2022, che a loro volta rappresentavano un incremento rispetto alle cifre allocate a tale scopo prima del Covid, poco più di 200 milioni nel 2017-2018. 

In parte tali crescenti investimenti in IT sono la naturale risposta delle banche al sempre maggiore utilizzo di strumenti digitali da parte dei clienti, i quali sempre più di frequente scelgono di effettuare bonifici, pagamenti o anche investimenti tramite i canali online. Lo si vede bene nel caso della Banca del Fucino, per la quale, tra il primo trimestre 2023 e il primo trimestre 2024, il numero di operazioni svolte tramite i canali digitali è cresciuto del 20%, aumento corrispondente ad un +22% in valore. L’obiettivo principale dei progetti di investimento in tecnologie innovative da parte degli istituti finanziari, tuttavia, è quello di accrescere la propria produttività e la propria redditività, cosa che, secondo le stime, sta avvenendo e avverrà in misura maggiore nei prossimi anni: i ricavi sui progetti di investimento in questione, 340 milioni nel 2021-22 e 709 milioni nel 2023-24, toccheranno infatti il loro picco dopo il 2025, quando ammonteranno a 1,1 miliardi.

Si tratta di investimenti che possono essere propriamente definiti strutturali, e dunque non stupisce che nel tempo essi siano diventati sempre più grandi: la dimensione mediana dei singoli progetti nel 2023, secondo l’ultima rilevazione di Banca d’Italia, è di 1,2 milioni di euro, il doppio di quella rilevata nella precedente indagine sul tema, risalente al 2021.

La scarsità di competenze IT indebolisce la capacità di espansione degli investimenti

Il 20,5% degli investimenti riguarda le piattaforme web-mobile, quelle, per esempio, che permettono agli utenti di effettuare operazioni finanziarie on line invece di recarsi allo sportello. Un altro 16,5% degli investimenti è diretto allo sviluppo di software di intelligenza artificiale, mentre  il 14,9% a quello delle Application Programming Interfaces (API), ovvero ai sistemi che servono a mettere in comunicazione diversi software; sono quelli che, per esempio, consentono alle piattaforme di pagamento di comunicare con la banca e con il conto corrente del cliente. Le API sono un grande motore di crescita di tutto il Fintech, perché non solo facilitano molte operazioni, ma in diversi casi sono responsabili dell’esistenza stessa di servizi usati da milioni di persone. 

Come spesso accade, però, gli investimenti sono meno di quelli che potrebbero essere. Secondo i soggetti censiti da Banca d’Italia, tra gli ostacoli maggiori ci sono la scarsa interoperabilità delle innovazioni con i sistemi preesistenti, citata dal 16,8% del campione, e la scarsa domanda di un pubblico forse non ancora totalmente digitalizzato, per l’11,4% degli intervistati. Quest’ultimo fattore, però, è meno presente che nella rilevazione del 2021, così come meno centrali sono i problemi di regolamentazione o quelli inerenti alla sicurezza informatica.

Ha assunto maggiore importanza, invece, la difficoltà di reperire sufficienti risorse umane, che è diventata il terzo ostacolo più citatoil mismatch delle competenze riguarda tutta l’economia italiana, ma il settore bancario è certamente tra i più colpiti da questa problematica, vista la crescente importanza dell’IT per gli istituti finanziari.