Blue Economy: cluster marittimo di oltre 34 miliardi di euro

Blue Economy: cluster marittimo di oltre 34 miliardi di euro
13-01-2022

L’Economia del Mare rappresenta oggi il 3% del totale dell’economia italiana.
Oltre alla sua importanza per i commerci, ricopre una rilevanza strategica più generale: basti pensare al nesso tra le attività marittime nazionali e lo sviluppo socioeconomico del Paese, al ruolo che riveste il mare per la logistica delle persone e delle merci, la dipendenza dagli approvvigionamenti marittimi dell’industria manifatturiera, il forte turismo crocieristico e nautico, la prevalente natura peninsulare del territorio, il ruolo della pesca, la rilevanza delle città di mare.
L’impatto delle attività legate al mare va ben oltre gli aspetti più strettamente legati alla loro dimensione logistica toccando direttamente l’intero apparato produttivo nazionale, agricolo e industriale, tanto che al cluster marittimo vengono attribuiti beni e servizi per un valore di oltre 34 miliardi di Euro, pari al 2% del Prodotto interno lordo complessivo e al 3,5% della sua componente non statale, con acquisti di beni e servizi nel resto dell’economia italiana che sfiorano annualmente i due terzi di tale valore.
Il trasporto marittimo continua a rappresentare il principale “veicolo” dello sviluppo del commercio internazionale: il 90% delle merci, infatti, viaggia via mare. I trasporti marittimi e la logistica valgono circa il 12% del PIL globale. 
Riguardo al trasporto marittimo complessivo si stima per il 2021 un aumento del 4,2% per volumi complessivi maggiori di 12 miliardi di tonnellate, superiori ai livelli preCovid-19, e per il 2022 un ulteriore incremento del 3,1%.
In totale, nel settore si contano oltre 208 mila imprese, in crescita costante nell'ultimo quinquennio di quasi il 15%; quasi 900 mila addetti, diretti e indiretti, pari al 5% dell'occupazione nazionale, in crescita dell’8,5% nell'ultimo quinquennio.
I dati raccolti dalla VI Edizione del “Rapporto sull’economia del mare. Cluster marittimo in Italia, Europa e Mediterraneo” (Federazione del Mare, Censis, Cogea, SRM, 2019) dimostrano che le riforme che si sono susseguite hanno liberato risorse e portato ingenti investimenti: l’Italia oggi ha la quinta flotta di bandiera tra le maggiori economie riunite nel G20 (la seconda tra quelle occidentali), la prima nel mondo di navi RoRo (un tipo di traghetto progettato per trasportare carichi su ruote come automobili, autocarri oppure vagoni ferroviari), la quinta di navi-cisterna speciali per prodotti petroliferi. Inoltre, il sistema portuale italiano è stato a lungo il primo in Europa per volumi di merce trasportata (oggi è il terzo) e resta il primo in Europa per movimento di navi da crociera e di croceristi.
Abbiamo la leadership mondiale nella costruzione di navi da crociera e mega-yacht; la nostra flotta da pesca è la seconda del Mediterraneo ed è in grande sviluppo l'acquacoltura; è in crescita la formazione marittima, specie per i quadri ufficiali, e l'occupazione; aumentano anche nel settore marittimo gli investimenti nella tutela dell’ambiente. 
L’andamento sostanzialmente speculare tra le variazioni nel valore aggiunto della produzione manifatturiera e la quantità di merce trasportata via nave e sbarcata nei porti nazionali è il chiaro indice di una stretta relazione tra quanto il sistema-Paese riesce a produrre e le materie prime e i beni intermedi importati necessari alla produzione.
La Blue Economy è, dunque, un settore con potenzialità di crescita importanti, ma infrastrutturazione, sostenibilità e digitalizzazione sono le sfide che dovrà affrontare nei prossimi mesi e anni. A tal proposito, il Pnrr e il Pnic (Piano nazionale investimenti complementari) rappresentano una grande opportunità.