Sono state le regioni del Nord-Est ad avere messo a segno il maggiore incremento del Pil l’anno scorso, +4,2%. I recentissimi dati dell’Istat, che ha elaborato i numeri dell’economia del 2022 a livello settoriale e geografico, dicono che ha superato la media italiana, +3,7%, di mezzo punto. Sopra il dato nazionale anche il Centro, +4,1%, mentre sono cresciuti meno sia il Mezzogiorno, +3,5%, che il Nord-Ovest, ovvero l’area che con Milano negli ultimi anni aveva fatto da locomotiva del Paese. Lombardia, Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta hanno visto un aumento del Pil solo del 3,1%. Nel 2021 era andata diversamente. Il Nord-Ovest era cresciuto più di tutti, del 7,5%, e anche il Nord-Est aveva fatto meglio della media, +7,1%, mentre erano rimasti indietro il Mezzogiorno e il Centro, con delle variazioni del prodotto interno lordo rispettivamente del 6% e del 5,9%.
Lo scorso anno a peggiorare le performance delle regioni nord-occidentali vi è stata una decisa riduzione del valore aggiunto dell’agricoltura, che è sceso di ben il 7,6%, e di quello dell’industria, calato dell’1,4% a fronte di una sostanziale stabilità a livello nazionale (-0,1%).
Al contrario a spingere l’economia del Nord-Est e del Centro sono state le dinamiche positive del commercio, dei trasporti e delle telecomunicazioni che hanno visto incrementi superiori al 10%. Nel Nord-Est, in particolare è stato dell’11,9%.
A fare la differenza, in quest’ultima macroarea, è stata anche la crescita del 2% dell’agricoltura, che, invece, nel complesso nel Paese è stata caratterizzata dal segno meno.
Bene l’occupazione nelle costruzioni nel Mezzogiorno
Così è stato, per esempio, oltre che nel Nord-Ovest anche nel Mezzogiorno, dove il valore aggiunto comparto agricolo è sceso del 2,5%. A determinare un dato sotto la media per il Sud e le Isole è stata, però, anche la crescita più limitata che nelle altre macroaree dei servizi finanziari, immobiliari e professionali (+1,3% contro il +2,6% nazionale).
Un settore in cui il Mezzogiorno ha visto performance migliori è stato quello delle costruzioni. In questo caso non è stato solo il valore aggiunto a crescere più che altrove, ma anche l’occupazione. In questo comparto è aumentata dell’8,4%, più che nel resto del Paese. Purtroppo, non è andata allo stesso modo in altri settori, soprattutto in quelli a maggior valore aggiunto, come l’industria e i già citati servizi finanziari, immobiliari, professionali. In quest’ultimo caso la crescita è stata zero nelle regioni meridionali. Il risultato è stato un incremento dell’occupazione nel Sud e nelle Isole dell’1,2%, minore di quello nazionale dell’1,7%.
A fare meglio di tutti è stato sempre il Nord-Est, con un aumento del numero dei lavoratori del 2,4%. In quest’area la ripresa dopo l’emergenza Covid è arrivata in ritardo, ed evidentemente solo l’anno scorso si è visto quel recupero che è mancato nel 2021, quando qui gli occupati erano cresciuti solo dello 0,1%.
Commercio, trasporti, servizi finanziari e professionali, servizi alle imprese, è qui che nelle regioni nord-orientali vi è stato il risultato migliore in termini occupazionali, ed è in questi ambiti che la media italiana è stata maggiormente superata. Dato rilevante, rispetto ad altre aree, in primis il Mezzogiorno, nel Nord-Est, come nel Centro, è minore la dipendenza dalle costruzioni, settore che ha trainato la ripresa, ma ha un andamento molto legato alle politiche di incentivazione.