Le famiglie italiane hanno un reddito disponibile medio annuo di 39.343 euro. Questo è quanto emerge dall’ultima indagine di Banca d’Italia sulle entrate dei nuclei familiari del nostro Paese dopo avere escluso le tasse e avere incluso ogni tipo di trasferimento di denaro, che sia il salario, la pensione, un sussidio o una rendita.
Se invece consideriamo il valore mediano, questo è molto più basso, di 28.005 euro. Significa che metà delle famiglie guadagna di più e metà di meno di questa cifra. Il fatto che i due valori siano molto diversi implica una disuguaglianza molto elevata. A muovere verso l’alto la media, infatti, è quell’8% che ha entrate superiori a 92.887 euro. Al lato opposto vi è un segmento corposo, del 29,8%, che percepisce meno di 13.190 euro, ovvero poco più di mille euro al mese. Chi guadagna di più? E da dove viene il denaro?
Sono le famiglie con il percettore principale tra i 55 e i 64 anni ad avere più entrate, equivalenti a 48.587 euro all’anno. Si tratta della fascia di età popolata soprattutto da coloro che ancora lavorano ma sono vicini alla pensione. Al contrario, quelle composte da over 64, in gran parte pensionati, hanno redditi molto inferiori, di 31.479 euro. Poco più alti quelli dei nuclei con percettore sotto i 34 anni, 32.279 euro.
Queste differenze non sono dovute solo al fatto che i 55-64enni godono di numerosi avanzamenti di carriera ottenuti nel tempo, ma anche alla presenza di altre entrate di denaro oltre a quelle derivanti da lavoro dipendente. Anzi, questi ultimi non sono neanche maggioritari. Accanto ai 19.112 euro all’anno che entrano dai salari vi sono anche i 12.067 provenienti da un’attività di libera professione o di imprenditore, nonché 10.332 di redditi da capitale. Le famiglie più giovani, invece, ricavano da quest’ultima fonte, la rendita, molto meno, mediamente 6.200 euro.
Non c'è da stupirsi, quindi, che anche a livello di ricchezza netta la fascia di età 55-64 anni sia la più prospera, con 202.500 euro posseduti tra asset reali, come gli immobili, e finanziari, come depositi e titoli, e sottraendo i debiti.
Ma pure in questo caso vi sono grandi disuguaglianze, anche maggiori di quelle presenti nel reddito disponibile. I nuclei più poveri, con 105mila euro, sono quelli dei 35-44enni, che hanno ancora meno risorse degli under 34. Forse perché tante hanno un mutuo per la casa da pagare?
Laurearsi fa guadagnare molto di più
I divari più ampi, tuttavia, sono quelli che riguardano l’istruzione. Le famiglie con un laureato come principale percettore hanno un reddito medio di ben 79.044 euro. È 4 volte più alto di quello dei nuclei con persone con licenza elementare 19.885, ma anche quasi doppio di quello dei diplomati, 41.426.
Dall’analisi dei dati di Banca d’Italia emerge che anche in questo caso, come in quello dei 55-64enni, non si tratta solo dell’effetto di stipendi più alti. La differenza più grande è quella che si riscontra nei redditi da libera professione e impresa: le famiglie con laureati, in questo caso, percepiscono mediamente 26.389 euro, quelle con diplomati 7.046.
Si tratta di una media, dunque, accanto alla maggioranza che non ha alcuna entrata da attività in proprio vi sono anche coloro che guadagnano moltissimo. Significa soprattutto che tra i laureati sono molti di più i professionisti benestanti, avvocati, notai, commercialisti, medici.
Non solo, chi ha preso una laurea tende anche ad avere redditi da capitali maggiori, di 16.566 euro all’anno in media, contro gli 8.257 dei nuclei con diplomati o i 4.837 di chi si è fermato alle elementari.
Probabilmente dietro questi numeri vi sono sia i frutti dei risparmi accumulati e poi investiti durante la carriera, ma anche di importanti eredità. Spesso in Italia i laureati tendono a loro volta a essere figli di laureati o comunque a provenire da famiglie con redditi superiori alla media. Ne è una conferma il dato sulla ricchezza netta: quella di chi ha completato gli studi universitari è di ben 348.834 euro, contro i 181.482 euro delle famiglie con il principale percettore diplomato. Si tratta, di nuovo, di un divario non spiegabile solo con le differenze, che pur esistono, tra i redditi dei laureati e degli altri.
Disuguaglianza e scarsa mobilità sociale sono strettamente legate, e questi dati sembrano dimostrarlo.