Secondo i dati Istat, nell’ultimo trimestre del 2023 il numero di occupati in Italia ha raggiunto la cifra di quasi 24 milioni, per la precisione 23 milioni e 810mila, un aumento di 681mila unità rispetto alla fine del 2019, prima dell’inizio della pandemia. È certamente una buona notizia per la stabilità sociale e l’economia del Paese, anche se, lo sappiamo, tale dato nasconde situazioni di sottoccupazione, part time involontario, bassa produttività e salari reali in discesa per molti.
Esso è però anche il prodotto di importanti trasformazioni nella struttura occupazionale del Paese.
Non tutti i settori e segmenti del mercato del lavoro sono infatti in crescita. Per esempio è in calo il numero dei lavoratori dell’agricoltura, con gli addetti del settore primario in diminuzione tra 2019 e 2023 del 5,3%, passando da 896mila a 848mila.
In discesa anche coloro che sono occupati nel comparto del commercio, all’ingrosso e al dettaglio: nel 2019 erano 3 milioni e 254mila, mentre nel 2023 il loro numero è sceso a 3 milioni e 190mila unità, un calo del 2%. La crisi collegata alla pandemia si è in questo caso incrociata con quella, molto più risalente nel tempo, dei piccoli negozi, degli esercizi indipendenti. Non a caso il calo del numero di lavoratori del segmento del commercio è dovuto totalmente alla riduzione degli occupati in proprio, a partita Iva o come impresa individuale, diminuiti di ben l’11,8%, mentre i dipendenti sono aumentati del 3,6%.
Il tramonto del lavoro autonomo, almeno in termini relativi, è visibile anche in altri settori, sebbene in misura minore, essendo questi nel complesso in espansione.
Servizi di informazione e comunicazione, lavoratori in crescita del 26,6%
È questo il caso, per esempio, di gran parte del macrosettore dei servizi: un mondo vastissimo che va dalle attività immobiliari a quelle legali, dalla tenuta della contabilità al design, compresi gli architetti, i pubblicitari, i veterinari, i consulenti di ogni genere. Gli addetti di questi settori sono aumentati dell’1,7% negli ultimi quattro anni, arrivando a 2 milioni e 728mila unità. È evidente qui l’effetto del buon andamento dell’edilizia, che ha spinto in particolare l’occupazione nelle attività immobiliari e nelle costruzioni. In quest’ultimo settore l’occupazione è crescita addirittura del 16%, dopo anni di declino.
Ancora maggiore è stato l’incremento di quanti lavorano nell’ambito dell’informazione e della comunicazione, aumentati di ben il 26,6%. Sono qui inclusi anche gli occupati nell’editoria, ma evidentemente la crescita è stata dovuta al segmento della produzione di software, della consulenza informatica e in generale delle attività connesse al mondo digitale. Certo, in valore assoluto parliamo di numeri ancora relativamente piccoli, 776mila nel 2023, che però nell’ultimo trimestre dello scorso anno erano già saliti a 827mila.
Molti di più, 3 milioni e 602mila, sono coloro che sono impiegati nell’istruzione e nella sanità, moltissimi dei quali dipendenti pubblici, ma non mancano in realtà anche gli autonomi, che sono un milione e 105mila, in crescita del 3,2% tra 2019 e 2023, ovvero di 112mila unità. Non dimentichiamo che in questo comparto è inclusa anche l’assistenza agli anziani, un segmento del mercato del lavoro destinato a diventare sempre più importante negli anni a venire.