Meno vestiti, materassi, giocattoli, scarpe e biciclette e più motociclette, farmaci, barche, mangimi per animali, gioielli ed elettronica di consumo. Esaminare i dati ufficiali sull’andamento della produzione industriale italiana non fornisce solo una visione quantitativa sulle tendenze, ovvero di quanto cresca o diminuisca rispetto all’anno precedente, ma mostra anche come questa stia profondamente cambiando.
Certo, le ultime statistiche sono abbastanza deludenti: da metà 2022 l’industria del nostro Paese ha intrapreso una direzione negativa, caratterizzata da un calo della produzione, simile a quello avuto prima della pandemia. Nel 2023 è scesa del 2,5%, dopo essere salita solo dello 0,4% nel 2022. Nel mese di dicembre risultava un incremento solo dell’1,9% rispetto al livello del 2015 (anno di riferimento scelto sia da Istat che da Eurostat) e il dato sarebbe stato ancora peggiore se nell’ultimo mese dell’anno non vi fosse stato un rimbalzo dell’1,1% rispetto a novembre.
Questi numeri nascondono, però, importanti cambiamenti strutturali. Per esempio: la manifattura dei vestiti, così importante per il nostro Paese, è in caduta libera e a fine 2023 era del 42,9% inferiore, in volume, rispetto a otto anni prima. Quella dei tessuti è calata del 23,1%, la produzione di pelli è scesa del 19,3%. Resiste su valori simili alla media quella dell’arredamento, mentre è in discreto aumento quella dei prodotti alimentari, +10,2% a dicembre 2023, e soprattutto delle bevande, +17,1%, dove birra e soprattutto liquori e grappe vanno molto meglio di vino e bibite analcoliche.
I dati di Francia e Germania sono peggiori rispetto a quelli italiani
Nell’ambito dei mezzi di trasporto, settore particolarmente decisivo per l’Italia, si assiste a un declino della produzione di biciclette, con un -25,1%; una certa stabilità, pur tra tante oscillazioni, nella realizzazione dei veicoli a motore e a un netto calo della manifattura legata alla componentistica, -25%. In ottima crescita, invece, la produzione di motociclette, +41,5% sui livelli del 2015 a dicembre, e di barche e navi, +70,1%.
In quest’ultima statistica, che riguarda il mondo della nautica, gli incrementi italiani sono migliori anche rispetto alla media europea; la stessa preminenza coinvolge la nicchia dei gioielli con +84,7% a fine 2023, un dato più che doppio rispetto a quello europeo, +41,2%. Ciò non si può dire, però, per altri settori in cui l’industria italiana se la sta cavando egregiamente, come la farmaceutica: a dicembre 2023 la produzione di farmaci è stata del 35,4% maggiore rispetto al 2015, mentre nell’Unione Europea è addirittura raddoppiata.
A questo proposito, come vanno le cose negli altri grandi Paesi del Continente? Il principale dato è che in Francia e Germania, le due maggiori economie della Ue, la produzione industriale al termine dello scorso anno risultava inferiore alla media di otto anni prima. Solo Portogallo e Lussemburgo si trovavano nella stessa condizione, mentre nella Ue mediamente si registrava un aumento del 10% rispetto a quel periodo, principalmente per le ottime performance di Polonia, Danimarca, Grecia, Lettonia e Lituania, Belgio.
Se per Parigi la riduzione della produzione rispetto al 2015 è stata solo dello 0,2% a dicembre e dell’1,3% a novembre, per Berlino la situazione appare più critica: in Germania non vi è stato a dicembre quel recupero che ha caratterizzato la gran parte dei suoi vicini ed è stato prodotto il 9,3% in meno di otto anni prima. Non c’è da gioire più di tanto: Le stesse difficoltà dell’industria italiana in parte legate a quelle del suo principale cliente, l’industria tedesca.