Commercio al dettaglio: i trend degli ultimi 12 anni

Commercio al dettaglio: i trend degli ultimi 12 anni
01-04-2025

Lo scorso anno ha confermato una tendenza ormai di lungo periodo, ovvero la riduzione del numero di imprese attive nel commercio al dettaglio, in particolare nelle città medio-grandi. A mostrarlo è l'ultimo report di Confcommercio, che sottolinea come a livello nazionale tra il 2012 e il 2024 siano scomparsi 117.800 negozi ed esercizi commerciali, ovvero il 21,4% di quelli esistenti 13 anni fa. La diminuzione è stata leggermente superiore, del 22,7%, nei centri capoluogo di provincia e nei comuni di maggiori dimensioni.

Il trend è proseguito anche negli ultimi anni: tra il 2019 e il 2024, infatti, le imprese del commercio al dettaglio si sono ridotte dell'8%; il calo è stato del 9,1% nelle città, senza grandi differenze tra centri storici e aree più periferiche; divari più significativi sono invece evidenziabili a livello geografico, visto che nei medi e grandi comuni del Sud il declino del piccolo commercio sta risultando meno veloce: nel Meridione tra 2012 e 2024 le attività al dettaglio sono diminuite del 20,4% nei centri storici e del 19,4% nelle periferie, mentre nel Centro-Nord il calo è stato rispettivamente del 24,6% e del 24,4%.

Il Mezzogiorno, in particolare, ha visto performance molto più positive per quanto riguarda i ristoranti e gli alloggi extra-alberghieri: in 12 anni bed&breakfast e ristoranti hanno avuto un'espansione rispettivamente del 271,4% e del 34,7% nei centri storici delle città meridionali, contro una del 135% e del 24,8% nei centri storici del Centro-Nord.      

L'occupazione resiste, più di metà dei nuovi lavoratori sono stranieri
Queste trasformazioni riguardano tutte le economie occidentali, non solo l'Italia, e si accompagnano, per esempio, al boom dell'e-commerce, le cui vendite sono salite nel nostro Paese del 178,6% tra 2015 e 2024, al punto che l'anno scorso l'11% dei beni e il 17% dei servizi sono stati scambiati online. Anche questi sviluppi hanno verosimilmente esercitato una certa pressione sulle imprese del settore del commercio al dettaglio, andando a penalizzare i canali di vendita fisici rispetto a quelli online. I negozi fisici sono del resto anche tra le attività sulle quali il peso delle chiusure pandemiche si è fatto sentire maggiormente, contribuendo ulteriormente al successo dell'e-commerce ed al contemporaneo declino dei canali fisici di vendita al dettaglio.

A resistere maggiormente sono così, in media, alcune categorie specifiche di negozi, quelle caratterizzate da margini maggiori, come per esempio le farmacie, aumentate tra 2012 e 2024 del 12,3% nei centri storici, o i negozi di computer e telefonia, +10,5% nello stesso periodo, anche se risultano stazionari negli ultimi anni. È inoltre interessante constatare come i ristoranti, evidentemente più profittevoli, stiano andando sempre più a sostituire i bar: infatti, se in questi 12 anni i primi sono cresciuti del 27,7%, i secondi sono diminuiti del 18,9%.
 
Sul piano della dinamica occupazionale, secondo Confcommercio in tutta Italia le sole attività al dettaglio nei 10 anni tra 2012 e 2022 (anno cui si fermano i dati per segmento commerciale) hanno visto una riduzione solo dello 0,8% del numero degli addetti, a fronte di un calo del 18,3% per il numero di negozi. Anzi, includendo anche alloggio e ristorazione nel conto, i lavoratori complessivamente impiegati sono saliti di 286mila unità tra 2012 e 2024, ovvero del 6,2%. Fondamentale nel permettere questa crescita è stato l'apporto della componente dei lavoratori stranieri, il cui numero è cresciuto di 155mila unità nel periodo considerato, contribuendo per più della metà dell'incremento totale degli occupati del settore.