Con la crisi pandemica le banche e il credito al centro dell’economia

Le banche e il credito
14-04-2021

Trascorso oltre un anno dall’inizio della crisi pandemica è possibile fare un bilancio sugli effetti economici della stessa sulle nostre vite.
Emergono aspetti che, solo apparentemente, possono essere definiti dei paradossi: tra questi il grande incremento dei depositi bancari, che in Italia, come in altri Paesi europei, sono molto cresciuti negli ultimi mesi. A febbraio 2021 l’aumento tendenziale (anno su anno) nel caso delle famiglie era stato dell’8%, simile a quello di gennaio; considerando le imprese era addirittura del 27%.
Naturalmente non vi è stato un generale arricchimento ed hanno influito sia l’enorme incertezza, sia il blocco forzato dei consumi dovuto alle restrizioni per il Covid.
Un fattore rilevante, soprattutto per quanto riguarda le imprese, è stato l’incremento dei prestiti: mentre nel caso delle famiglie è arrivato oltre al 2% ad inizio 2021, nelle imprese è andato oltre il 6,1%. Tali aumenti non si vedevano dal periodo precedente la crisi finanziaria del 2008-09.
È stata pienamente superata quella fase di calo del credito alle imprese che aveva caratterizzato la nostra economia in gran parte dell’ultimo decennio.

Il ruolo delle garanzie
Una grande influenza è stata esercitata dalla mobilitazione delle banche in seguito alla concessione da parte del Governo di garanzie al credito, in particolare con il Decreto Cura Italia e poi con quello Liquidità della primavera del 2020, in cui è stato potenziato il Fondo Garanzia, che copre il 100% del credito fino a 30 mila euro e il 90% fino a 5 milioni, con procedure semplificate per le imprese al di sotto dei 500 dipendenti.
Il risultato è che a marzo 2021 sono giunte oltre 1,8 milioni di richieste di garanzie per un ammontare totale di 148,7 miliardi di euro.
L’Italia, più di altri Paesi, ha puntato su queste misure: le garanzie sono state preferite ai sostegni diretti, i quali sono ammontati solo al 6,8% del Prodotto Interno Lordo, circa la metà di quanto stanziato in altri Paesi.
Anche per questo il credito è diventato centrale nella vita economica del Paese. Nell’impossibilità di aumentare la spesa pubblica come fatto altrove (per esempio negli USA), il sistema bancario è stato chiamato a sostenere le imprese e le attività commerciali che in quest'anno hanno dovuto rallentare, se non fermare, il proprio lavoro.
Banca del Fucino ha fatto la propria parte. Nel 2020 non solo la raccolta è cresciuta del 34%, più della media, ma anche  gli impieghi hanno fatto segnare un +44%.
Come le moratorie però anche le garanzie al credito sono in scadenza il 30 giugno: senza proroghe il rischio è che, a causa della permanenza delle restrizioni, troppe imprese si ritrovino senza liquidità. Quella ripresa in cui tutti sperano potrebbe essere inferiore a quella prevista da gran parte degli istituti di ricerca e inserita nelle stesse previsioni governative.
È importante che le misure adottate siano eliminate gradualmente e solo a fronte di un’effettiva uscita dall’emergenza.
Un rilancio duraturo del Paese sarà possibile solo se non saranno lasciati indietro interi settori attualmente in difficoltà.