CONSUMI DELLE FAMIGLIE ITALIANE STAGNANTI NEL 2022

carrelli spesa
25-10-2023

I consumi delle famiglie italiane sono fermi, ma soprattutto sono diseguali. Secondo l’Istat nel 2022 sono cresciuti mediamente dell’8,7%, esattamente come l’inflazione, il che significa che in termini reali non si sono mossi. È però cambiata la loro distribuzione.

È diminuita complessivamente la percentuale di spesa dedicata ai prodotti alimentari, passando dal 19,3% al 18,4%, un dato che tuttavia nasconde una notevole variabilità di questa voce dei consumi totali da regione a regione. In particolare, il peso della spesa alimentare risulta essere inversamente correlato al livello medio di ricchezza della regione considerata: nel Sud e nelle Isole rappresenta rispettivamente il 23,8% e il 23% dei consumi, mentre nel Nord-Ovest e nel Nord-Est rispettivamente il 16,2% e il 16,4%. Il record è rappresentato dalla regione più povera d’Italia, la Calabria, dove in cibo e bevande analcoliche va il 26,8% del denaro speso dalle famiglie, mentre al capo opposto, in Alto Adige, l’area più ricca, solo il 12%.

La ragione di questa disparità regionale sta nel fatto che, essendo i consumi alimentari una spesa necessaria e poco comprimibile, in presenza di bassi redditi si tende a sacrificare altro prima degli alimenti, ed è per questo che il loro peso è maggiore nei nuclei e nelle aree meno abbienti. Infatti, è alto anche nelle famiglie numerose (5 o più componenti), in quelle di soli stranieri e in quelle in cui la persona di riferimento è disoccupata. In tutti questi casi al cibo e alle bevande analcoliche viene dedicato più del 22% delle spese.

Con l’aumentare del reddito, cambia il peso relativo delle varie voci della spesa complessiva. Tale dinamica è ben evidenziata dal caso del Trentino Alto-Adige, regione nella quale la spesa alimentare, come già ricordato, costituisce solo il 12% del totale, mentre la spesa, per bollette, affitti e gestione dell’abitazione raggiunge il 48% , ovvero 1.765 euro all’anno per nucleo familiare, la percentuale più alta in tutta Italia.

Il diverso comportamento degli italiani ha ragioni sia economiche che socio-culturali

Mediamente i consumi per la casa in Italia nel 2022 hanno assorbito il 38,5% della spesa totale, in crescita rispetto al 37,8% dell’anno precedente, come è ovvio visto il massiccio aumento dei prezzi dell’energia. Si tratta di un capitolo di spesa che è diventato molto importante soprattutto per chi vive nei centri delle aree metropolitane, dove le spese per la casa costituiscono il 43,4% delle uscite, e ancora di più per chi vive da solo e ha più di 65 anni: in quest’ultimo caso questa voce rappresenta più della metà dei consumi.

Il diverso comportamento degli italiani ha ragioni sia economiche che socio-culturali: se le prime sono sicuramente alla base della maggiore o minore importanza degli alimentari, le seconde assumono rilevanza per altre tipologie di consumi, per esempio quelli di beni e servizi più voluttuari. Le coppie senza figli che hanno tra i 18 e i 34 anni indirizzano il 14,6% delle spese verso ristorazione, viaggi, alberghi, cultura, sport e divertimento, mentre la media nazionale è dell’8,6%. Si scende al 4,6%, invece, nel caso dei nuclei composti solo da un anziano con 65 anni o più.

Anche l’istruzione è un fattore rilevante: i laureati destinano alle voci appena considerate l’11,4% delle uscite complessive, contro il 9,6% delle famiglie composte prevalentemente da diplomati e il 7,1% di quelle in cui la persona di riferimento si è fermata alla terza media. In questo caso, all’elemento culturale si incrocia quello demografico ed economico, perché i laureati, oltre a essere mediamente più giovani, tendono a essere più ricchi: il 42,1% di loro rientra nel 20% di italiani che spende di più, mentre questo vale solo per l’11,6% di chi ha la terza media.