Cosa prevede il Nadef per il futuro del Paese

Cosa prevede il Nadef per il futuro del Paese
13-10-2021

Il primo dato saliente dell’ultima Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (Nadef) appena varata dal Governo è l’inusuale revisione al rialzo della crescita del Pil prevista per il 2021. 
Se ad aprile il Def stimava un incremento del Prodotto Interno Lordo del 4,5%, ora l’esecutivo ritiene che l’aumento arriverà al 6%. All’incirca della stessa idea sono del resto anche organismi internazionali come l’Ocse, che parla di un +5,9%, e agenzie di rating come Standard & Poor’s.
Il motivo dell'incremento della previsione di crescita risiede principalmente nell’andamento della pandemia, che ha consentito l’allentamento delle misure restrittive e la ripresa di praticamente tutte le attività. 
Naturalmente, più alto sarà il livello del Pil a fine 2021, viene spiegato nella Nadef, minore sarà la crescita prevista per il 2022 rispetto a quella preventivata questa primavera. Sarà, secondo l’esecutivo, del 4,7% e non del 4,8%. 
Sostanzialmente sono immutate le stime per il 2023 e il 2024, quando il Prodotto interno Lordo dovrebbe salire rispettivamente del 2,8% e dell’1,9%. Percentuali, in ogni caso, decisamente più alte di quelle viste mediamente negli ultimi 20 anni. Questo grazie agli ingenti investimenti contenuti nel Pnrr che dovrebbero trainare il Pil.
Gli investimenti, proprio grazie al Pnrr, aumenteranno più dei consumi privati, che tuttavia beneficeranno della maggiore crescita con aumenti della domanda superiori a quelli del passato, e veicolati, almeno in un primo momento, anche dall’abbondante liquidità in circolazione. 

Gli effetti sull’occupazione 
Tuttavia, l’indicatore più importante resta quello relativo all’occupazione che dovrebbe toccare vette che il nostro Paese non raggiunge da molti anni. Il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni, che dovrebbe attestarsi al 58,1% nel 2021 (inferiore rispetto al periodo pre-pandemico), salirà al 60,2% l’anno prossimo; al 62,1% nel 2023 e al 63,4% nel 2024, percentuali significative, anche se ancora inferiori alla media europea, che si avvicina al 70%. 

La crescita del tasso di occupazione si realizzerà anche grazie a una crescita delle attività “labour-intensive”, ovvero quelle basate sull'impiego massiccio di forza lavoro. Infatti, la produttività, tasto dolente dell’economia italiana, rimarrà bassa con incrementi di solo pochi punti decimali: 0,5% nel 2022; 0,3% del 2023 e 0,2% nel 2024.

La strategia economica dei prossimi anni, che del resto si ritrova anche nel Pnrr, appare quella di consolidare una ripresa immediata del Pil, dell’occupazione e dei consumi, per poi passare alla fase di aumento della produttività stessa, che tipicamente comporta un minore impiego di lavoratori a parità di prodotto.

Tra le incognite che potrebbero modificare al ribasso le previsioni di crescita, oltre naturalmente a un’eventuale recrudescenza della pandemia, vi è anche una possibile fiammata inflazionistica superiore a quella stimata. Il governo crede che tali aumenti potrebbero rientrare a breve, ma in caso ciò non avvenisse e i prezzi dovessero salire in modo più massiccio e duraturo, da un lato vi sarebbe un effetto positivo sul debito (che perderebbe valore), ma dall’altro la possibilità di un aumento dei tassi di interesse e, quindi, il rischio di porre un freno agli investimenti. 

Per ora, tuttavia, questi timori sembrano destinati a rimanere solo tali, e la loro possibilità di realizzazione appare piuttosto bassa.