Il primo dato rilevante del Documento di Economia e Finanza (Def) presentato dal Governo riguarda la crescita del Pil italiano nel 2024, che dovrebbe essere non inferiore all’1%, rivelandosi quindi più forte di quella del 2023, che si è fermata a un +0,9%. La previsione è stata rivista al ribasso rispetto alle stime della Nota di Aggiornamento al Def (NaDef) di settembre, che prevedevano un progresso dell’1,2%, ma si tratta comunque di una previsione piuttosto ottimisticarispetto ai numeri stimati da altre istituzioni. Tra tutti spiccano quelli di Banca d’Italia, che all’inizio di aprile ha lasciato inalterati i pronostici di dicembre allo 0,6%. L’Istat a dicembre aveva fatto previsioni simili, ipotizzando una crescita dello 0,7%.
È tuttavia opportuno ricordare che lo stesso Istituto di Statistica riteneva che il 2023 si sarebbe chiuso con un aumento del Pil del solo 0,7%, mentre i dati pubblicati a marzo hanno poi rivelato che la nostra economia lo scorso anno è cresciuta di più, dello 0,9%. Un errore ancora maggiore è stato fatto dalla Commissione Europea, che a febbraio 2024 ha stimato un incremento del Pil italiano nel 2023 dello 0,6%, ben tre decimi inferiore al dato reale reso noto dopo poche settimane. Anche Bruxelles ha ora calcolato per il 2024 una crescita dello 0,7%, come l’Istat. Vedremo se questa stima si rivelerà corretta, o se i numeri reali saranno più prossimi al dato previsto nel Def.
Più simile a quest’ultimo, per esempio, è già ora quello stimato dal Centro Europa Ricerche (CER), che ritiene che nel 2024 la nostra economia si espanderà dello 0,9%, un tasso di crescita che comporterà anche una diminuzione del rapporto deficit/Pil al 4,5%.
Per l’esecutivo debito sotto il 140% del Pil
Le stime sul Pil, infatti, hanno evidenti implicazioni sui conti dello Stato. Anche su questo versante il governo con il Def appena varato è più ottimista degli altri previsori: l’esecutivo ritiene che il deficit ammonterà al 4,3% del Pil, come era stato ribadito nella NaDef di settembre 2023, e che potrà scendere alla soglia del 3% nel 2026, grazie ad una crescita che rimarrà superiore all’1% sia nel 2025 (+1,2%) che nel 2026 (+1,1%).
Il debito pubblico, invece, salirà secondo il Def al 137,8% nel 2024, per poi aumentare al 138,9% nel 2025 e al 139,8% l’anno successivo, a causa degli oneri legati al Superbonus, che si sono rivelati maggiori del previsto, anche a causa della revisione dei loro criteri di contabilizzazione da parte di Eurostat. Rimarrebbe comunque sotto il 140%, stima che appare anch’essa piuttosto ottimista. Per il CER, ad esempio, dovrebbe essere del 141,4% nel 2024, del 141,8% nel 2025 e del 142% nel 2026. Una delle ragioni è che secondo questo istituto di ricerca l’economia italiana l’anno prossimo e nel seguente non riuscirà a raggiungere una crescita dell’1%, fermandosi rispettivamente allo 0,8% e allo 0,9%.
Le previsioni del Governo, comunque, sono quelle definite tendenziali, ovvero a politiche vigenti, illustrando quello che accadrà se l’esecutivo non varerà alcuna manovra di bilancio. Non sono state pubblicate stime su come cambieranno questi indicatori nel caso in cui vengano varate misure correttive da parte del Governo. Non sono infatti state ancora compiutamente definite le nuove regole europee che i governi dovranno seguire per la redazione del documento che, come è stato deciso a Bruxelles, sostituirà Def e NaDef, ovvero il Piano fiscale strutturale di medio periodo. Solo dopo l’estate sapremo come questi numeri potranno essere modificati dalle politiche dell’esecutivo, che avrà allora il compito di garantire sia la tenuta dei conti sia il rispetto del programma di governo, il quale comprende, per esempio, l’accorpamento dei primi due scaglioni dell’Irpef.