Crisi economica e Coronavirus: gli effetti su cultura, sport e spettacolo

Crisi economica e Coronavirus: gli effetti su cultura, sport e spettacolo
03-08-2021

Per capire gli effetti devastanti che la pandemia ha portato all’economia e alla vita quotidiana degli italiani è sufficiente osservare i dati relativi al settore della cultura, dello sport e dello spettacolo. Cinema e teatri chiusi, manifestazioni sospese, mostre annullate, stadi vuoti. Il Covid e le misure per contrastarlo hanno colpito maggiormente queste attività.

I numeri della Siae su ingressi, presenze, spesa degli spettatori e fatturato totale sono molto eloquenti, sia per descrivere quello che è accaduto nell’ultimo anno, sia per comprendere l’importanza di questo settore economico.

Nel 2019 il volume d'affari complessivo è stato di 6 miliardi e 789 milioni, in leggero calo rispetto ai 6 miliardi e 855 miliardi dell’anno precedente. La spesa del pubblico è aumentata dai 4 miliardi e 851 milioni del 2018 ai 4 miliardi e 992 milioni del 2019.

Ma queste variazioni non sono nulla rispetto ai crolli che si sono verificati nel 2020: il valore dei biglietti staccati e gli acquisti degli spettatori presso bar, prevendite, guardaroba, ecc, sono scesi del 76,3%, e si sono ridotti a circa 1 miliardo e 181 milioni. È il risultato del calo del 69,4% degli ingressi e del 72,7% delle presenze.

I dati relativi non sono ancora pubblici ma il fatturato totale del settore potrebbe aver subìto tracolli maggiori, considerando che in questo rientrano anche le entrate pubblicitarie, i diritti TV e le sponsorizzazioni.

Il segmento dello sport è il più ricco, quello dei concerti di musica leggera ha subìto il peggiore crollo nel 2020.

Nel 2019 il valore dello sport in Italia è stato di 2,9 miliardi di euro: un giro d'affari che ha superato di molto (grazie alla pubblicità) gli 1,2 miliardi della spesa del pubblico. Il 2020, con lo stop alle partite e agli eventi con tifosi sugli spalti, ha portato un crollo del fatturato del 77,7%, di poco superiore alla media.

Ma è stata l’attività concertistica a subire il contraccolpo più importante, con un calo degli introiti dagli spettatori dell’89,4%, che, nel caso della musica leggera, è stato pari al 92%. E queste cifre, ovviamente, non includono l’indotto, fatto di imprese e relativi dipendenti che lavorano all’allestimento degli spettacoli, delle strutture, o alla sicurezza.

Molto male anche le manifestazioni all’aperto che, nonostante il minor rischio, sono state vietate per quasi tutto l’anno. In questo caso, la spesa del pubblico è stata del 91,3% inferiore a quella del 2019.

E dire che, in realtà, nei dieci anni precedenti la pandemia tutto il settore della cultura, dello sport e degli spettacoli era cresciuto in modo deciso, dopo avere sopportato la crisi finanziaria e dell’euro meglio di altri.

Il volume d’affari complessivo dell’anno che si considera peggiore, il 2013, era stato di quasi 5,6 miliardi, con una differenza in negativo di 80 milioni, rispetto a quello del 2008, nonostante la recessione. E successivamente aveva vissuto un incremento del 18% in 5 anni, ben superiore a quello del Pil.

È stato un settore trainante e ora potrebbe tornare a ricoprire quel ruolo, considerando l'aumento della domanda di intrattenimento e cultura, compressa dalla pandemia.