DI INFLAZIONE CE N' È PIÙ DI UNA, QUALE CRESCE DI PIÙ

Carrello spesa
09-02-2024

C’è inflazione e inflazione. L’aumento dei prezzi, che da quasi due anni è diventato la principale preoccupazione degli italiani in ambito economico, ha tanti volti. I dati dell’Istat ci dicono che l’inflazione, dopo essere arrivata oltre l’11% anno su anno tra ottobre e dicembre 2022, è progressivamente scesa, fino a segnare un +0,8% nel gennaio del 2024. Tali dati, tuttavia, sono calcolati in riferimento a un paniere di beni che raggruppa al suo interno gli articoli di spesa di un consumatore italiano medio; di conseguenza, essi possono risultare scarsamente precisi nel considerare le effettive abitudini di consumo delle varie categorie sociali, e dunque l’impatto che il carovita ha avuto e sta avendo su di esse.

Per questa ragione l’Istat distingue tra diverse tipologie di crescita dei prezzi, in modo tale da restituire un’immagine migliore rispetto alla media ufficiale dell’effettivo impatto  dell’andamento dei prezzi sulla vita quotidiana, focalizzandosi ora sulla classe media, ora sui più poveri, ora sull’andamento di medio periodo dell’economia nazionale. 

Particolarmente importante in quest’ultimo caso è la cosiddetta “inflazione core”, o “di fondo”, che descrive la variazione dei prezzi al netto dei beni alimentari ed energetici. I prezzi di questi ultimi, infatti, sono particolarmente volatili, registrando solitamente variazioni più intense e repentine rispetto alla maggioranza degli altri beni. Considerare l’inflazione al netto delle sue componenti più volatili significa quindi porsi nella condizione di capire la reale incisività di un’ondata inflattiva sul livello generale dei prezzi di un’economia: un repentino calo dell’offerta del petrolio, per esempio, genera un rialzo dei costi dell’energia, e dunque del tasso di inflazione primario, ma non necessariamente anche del tasso di inflazione core, dal momento che il propagarsi di un rialzo dei prezzi del petrolio alla totalità degli altri beni non è un processo immediato né scontato. Non è dunque un caso che l’inflazione di fondo, negli ultimi due anni, abbia seguito un andamento diverso da quello dell’inflazione primaria, raggiungendo il proprio picco (6,3%) tra febbraio e marzo 2023 e scendendo poi, più lentamente, al 2,8% a gennaio 2024.

L’inflazione dipende anche dalla frequenza d’acquisto dei prodotti

Se vogliamo avere un’idea della percezione del consumatore, invece, è ancora più appropriato guardare ad altre tipologie di carovita, per esempio all’inflazione dei beni e dei servizi ad alta frequenza di acquisto. Si tratta di generi alimentari, bevande, tabacco, trasporti urbani, affitti, carburanti, beni non durevoli per la casa, ristorazione, in sostanza quello che si compra e si consuma quotidianamente o almeno mensilmente. Tale misurazione, che rispecchia l’andamento dei prezzi che solitamente più interessano le fasce medie o povere della popolazione, a gennaio 2024 è stata del 3,6%, quindi un valore molto lontano dall’inflazione ufficiale dello 0,8%. 

Al contrario i prezzi dei beni e servizi a media frequenza di acquisto, in cui la fanno da padrone le bollette energetiche oltre ad abbigliamento, alberghi, servizi medici, trasporti aerei, hanno visto una riduzione del 2,3%, a causa del calo pronunciato delle quotazioni di gas ed elettricità. 

L’inflazione a bassa frequenza di acquisto è quella che nel tempo ha avuto meno oscillazioni: non è mai salita oltre il 4,9% (livello raggiunto a inizio 2023), e oggi è all’1,4%. Riguarda, per esempio, gli elettrodomestici, le automobili, i televisori e i computer, gli articoli sportivi, i cui costi non hanno mai subito grandi fiammate. 

Questi dati mostrano perché oggi il consumatore medio è ancora preoccupato dal carovita. Non si tratta solo di percezione, ovvero del fatto che i prezzi attuali vengano confrontati con quelli, più bassi, del 2019 e del 2020. C’entra anche la realtà di un aumento che per molti prodotti di uso quotidiano  permane oggi su livelli ben più alti rispetto a quelli segnalati dai dati sull’inflazione primaria.