Sono buone notizie quelle che provengono dalle ultime rilevazioni di Eurostat su giovani, lavoro e istruzione. La percentuale dei giovani tra i 25 e i 34 anni con un titolo universitario ha infatti raggiunto il valore più alto mai toccato prima, ovvero il 30,6%. Allo stesso tempo, la proporzione dei 18-24enni che non hanno conseguito un diploma ha raggiunto il 10,5%, il valore più basso mai toccato nel nostro paese. Un record positivo è stato registrato anche per la quota dei Neet, i giovani under 25 che non studiano e non lavorano, che nel 2023 è diminuita al 12,7%.
È quest’ultimo dato il più positivo dal punto di vista statistico, perché in dieci anni c’è stato quasi un dimezzamento: nel 2013 a non essere impegnati in nessun tipo di attività, né lavorativa né di formazione, erano ben il 23,3% dei giovani; il numero aveva raggiunto una quota tanto elevata a causa delle crisi economiche del 2008-09 e del 2011-13, ma con la successiva ripresa dell’economia aveva cominciato a scendere, rimanendo però sopra il 20% fino al 2018. La quota dei Neet sul totale dei giovani era ancora pari al 20% nel 2020, in occasione della crisi pandemica. È solo negli ultimi anni che è avvenuto il calo più significativo, -3,9% tra 2021 e 2022 e -3,2% tra 2022 e 2023. Si tratta principalmente dell’esito dell’aumento dell’occupazione, che ha riguardato soprattutto i giovani, e della crescita degli iscritti all’università.
Certo, è anche in parte un effetto collaterale positivo della crisi demografica: i 20enni sono sempre meno e sono sempre più richiesti dalle aziende. È comunque positivo il fatto che si stia chiudendo il gap con l’Unione Europea: nella Ue i Neet sono il 9,2% e sono diminuiti molto meno velocemente che in Italia, tanto è vero che il divario del 2,5% tra il dato italiano e quello europeo solo sei anni fa era di ben il 9,4%.
Più laureati, ma siamo ancora terzultimi in Europa
Un’analoga tendenza positiva è riscontrabile anche per quanto riguarda l’abbandono scolastico: in 10 anni, dal 2013 al 2023, i ragazzi e le ragazze che non hanno proseguito gli studi sono scesi dal 16,8% al 10,5%. Il dato più positivo in questo caso è il fatto che a diminuire più nettamente, quasi dimezzandosi, è stata la quota di chi non ha preso il diploma e non lavora, che tra 2013 e 2023 è passata dall’11,1% al 5,8% di tutti i 18-24enni.
È anche da questa riduzione dell’abbandono scolastico che trae origine l’incremento dei laureati. La quota di giovani tra i 25 e i 34 anni in possesso di un titolo di laurea è passata dal 22,9% del 2013 al 30,6% del 2023; se andiamo più indietro, al 2003, vediamo che la crescita di questo dato, in vent’anni, è stato di ben il 17,6%. Anche in questo caso stiamo riducendo il gap con il resto dell’Europa, ma qui la distanza è ancora molta, perché nella Ue ad avere un titolo universitario a quest’età sono molti di più, il 43,1%. In alcuni Paesi a noi vicini, come Francia e Spagna, si arriva rispettivamente al 51,9% e al 52%, mentre in Irlanda addirittura al 62,7%. Solo in Romania e in Ungheria i numeri sono più bassi di quelli italiani, il che evidenzia come ci sia ancora bisogno di uno scatto ulteriore.