Forse è presto per affermare che si tratta di un dato strutturale, ma i numeri dell’Istat indicano che il peso dell’economia sommersa e illegale nel post-pandemia è risultato inferiore a quello dello scorso decennio. In base ai dati del 2022, le attività illegali e quelle in nero hanno generato un valore di 201 miliardi e 620 milioni, corrispondenti al 10,1% del PIL di quell’anno. Si tratta di un’incidenza leggermente superiore a quella del 2021 (10%) ma inferiore a quella del 2019 (10,8%) e, soprattutto, a quella di dieci anni prima (12,1%).
La parte principale dell’economia sommersa in Italia è costituita dalle sotto-dichiarazioni, ovvero dalle omissioni di redditi attraverso la manipolazione delle dichiarazioni fiscali: rappresentano oltre la metà del totale, ovvero 100 miliardi e 915 milioni, il 5,1% del PIL. Il loro peso sul prodotto interno lordo è cresciuto sia rispetto al 2021 che al 2019, quando era del 4,9%, anche se rispetto al 5,6% del 2012 c’è stata una netta discesa.
Un’altra componente di rilievo è quella del lavoro irregolare, che però è diminuito negli ultimi anni: due anni fa valeva 69 miliardi e 189 milioni, meno dei 74 miliardi e 206 milioni del 2019 (nonostante l’inflazione), e la sua incidenza sul PIL è calata in quei tre anni dal 4,1% al 3,5%. La ripresa occupazionale che si è verificata nel post-pandemia è stata robusta, e ha avuto effetti positivi anche sul fronte del lavoro al nero: secondo l’Istat quest’ultimo è sceso soprattutto in due dei settori in cui è sempre stato più presente, l’agricoltura e le costruzioni, passando, tra 2019 e 2022, nel primo caso dal 18,3% al 15,3%, nel secondo dal 9,2% al 6,6%.
Attività criminali, salgono i consumi di droga
I lavoratori totalmente o parzialmente in nero sono diminuiti del 14,8% tra il 2019 e il 2022, stabilendosi sotto quota 3 milioni. Appare lontano il picco di 3 milioni e 573 mila del 2017. Nel 2022, inoltre, in percentuale sul totale, gli occupati irregolari hanno raggiunto un record negativo, il 12,5%, in netto calo rispetto agli anni precedenti e al valore massimo del 15,4% del 2015.
L’economia sommersa non è però collegata solo all’evasione fiscale o al mancato pagamento dei contributi dei dipendenti. Una parte di essa consiste in vere e proprie attività criminali. Queste secondo l’Istat hanno generato due anni fa 19 miliardi e 774 milioni di euro, una stima forse in difetto e sicuramente difficile da effettuare, ma in aumento rispetto al passato. A differenza di quanto accade con il lavoro irregolare, qui non si vedono molti miglioramenti: alla crescita del valore delle attività illegali corrisponde un’incidenza sul totale dell’economia sostanzialmente stabile nel tempo, intorno all’1%.
In particolare, è il settore della droga a rappresentare il segmento più florido in questo ambito, con 15,1 miliardi di valore aggiunto nel 2022, 100 milioni in più che nel 2019. Sono invece stimate in calo le spese degli italiani legate alla prostituzione, 4,7 miliardi nel 2022.