Economic Fitness and Complexity. La nuova metrica del progresso.

Economic Fitness and Complexity.
14-12-2021

Adottata ufficialmente dalla Banca Mondiale, la disciplina Economic Fitness and Complexity rappresenta una delle metodologie usate per la valutazione dell’efficacia e dell’impatto dei piani di recupero e di sviluppo dei paesi europei nell’era post covid-19. 
Come abbiamo visto negli articoli precedenti, il PIL, ovvero la misura tradizionale della ricchezza dei paesi, non è più sufficiente ed è stata, così, studiata una nuova metodologia per identificare in maniera scientifica un indicatore globale in grado di descrivere la capacità produttiva intrinseca di un paese.
La variabile "Fitness per la Complessità Economica" (EFC), tiene conto della competitività di una nazione misurando il livello di diversificazione e di complessità dei prodotti esportati da quel paese. 
Il nuovo approccio si concretizza in un’analisi innovativa ed interdisciplinare basata su dati e metodi scientifici moderni dell’area dei Sistemi Complessi (networks, algoritmi, Machine Learning, etc).
A partire dai dati sui prodotti e servizi esportati da ogni paese (regione o provincia) si possono ricavare la Fitness dei paesi e la Complessità dei prodotti. 
Non si tratta di una tradizionale analisi dell’export. Ciò che rileva è solo il tipo di prodotti che un paese è capace di produrre in modo competitivo e i dati export hanno la caratteristica di essere omogenei per tutti i paesi. Da questi dati di paesi e prodotti, attraverso un algoritmo originale, si ottiene, quindi, la Fitness per ogni paese (regione o provincia) che rappresenta la competitività economica di ogni paese. Essenzialmente, la FE è definita dalla diversificazione produttiva pesata con la complessità dei prodotti stessi.
La diversificazione implica la stabilità, mentre la complessità equivale al guadagno. Corrisponde, dunque, ad una informazione complementare, quantitativa e scientificamente testabile, a quella finanziaria descritta dal Pil: un paese che semplicemente esporta le sue risorse naturali può avere un grande Pil ma Fe molto bassa.
I paesi a cui corrisponde un alto livello di Fitness economica hanno capacità di produrre un portfolio diversificato di prodotti e il potenziale di sviluppare prodotti sempre più complessi; hanno una maggiore competitività rispetto agli altri paesi. Viceversa, i paesi con basso valore di Fe tendono a rimanere poveri in quanto producono beni con poco valore aggiunto e hanno difficoltà a migliorare e diversificare i loro prodotti.
La Commissione Europea (Joint Research Center della EU) ha recentemente adottato questa metodologia per lo studio dei 27 paesi europei e in una collaborazione recente con il CNEL e l’ISTAT è stato già fatto uno studio per l’Italia e le sue regioni (e province) che fornisce una prima base di analisi sia per la situazione attuale che per i suoi possibili sviluppi. 
A Roma la disciplina Economic Fitness and Complexity è stata sviluppata prima alla Sapienza e attualmente al Centro Ricerche Enrico Fermi (Cref).

In che modo tale metodologia può aiutare a configurare le politiche industriali e di sviluppo, incluse quelle per il PNRR?
•    Pianificare lo sviluppo industriale a medio e lungo termine. Si possono individuare specifiche opportunità di sviluppo industriale per le diverse regioni italiane, andando a sfruttare le capacità tecnologiche già presenti nel territorio per aumentare la competitività dell’industria italiana nel mercato internazionale.
•    Crescita e robustezza economica. Questi due fattori sono al centro degli studi di Economic Fitness and Complexity. Attraverso l’analisi dei vari settori industriali si può prevedere con accuratezza l’impatto che le nuove produzioni o sviluppi industriali avranno sulla stabilità economica del paese e stimare che spinta si può ottenere in termini di crescita del PIL.
•    Ricerca e trasferimento tecnologico. Studiando l’attuale stato della ricerca e dell’industria (mondiale e italiana) si determinano quali campi tecnologici abbiano il più alto potenziale di ricaduta sul sistema industriale nel medio termine. È quindi possibile identificare quali siano le opportunità per l’Italia individuando quei settori in cui vi sono prospettive di diventare uno dei maggiori punti di riferimento del mercato.
•    Green economy. Questa metodologia permette una pianificazione coerente a lungo termine che permetterà una stabile transizione ecologica verso prodotti e tecnologie green, necessarie a realizzare una economia competitiva ed ecosostenibile. 
•    Mercato del lavoro e istruzione. Attraverso le previsioni di sviluppo e crescita dei diversi settori, in differenti regioni, si possono prevedere quali profili professionali e competenze saranno richieste nel prossimo futuro. Anticipare le richieste del mercato del lavoro è di vitale importanza per adeguare il sistema educativo e la formazione professionale dei futuri lavoratori. Un altro elemento essenziale per l’Italia è il problema delle disuguaglianze e in particolare lo sviluppo del Sud. Anche per questi problemi EFC permette di identificare delle linee di sviluppo realistiche e basate sulle effettive opportunità delle varie regioni, con le stesse strategie adottate con successo dalla banca Mondiale negli ultimi tre anni per i paesi in via di sviluppo.
 

Economic Fitness

La Fitness Economica dell’Italia nel contesto mondiale
Le traiettorie della dinamica dei paesi nel piano definito dalla Fitness e dal PIL pro capite rappresentano una informazione particolarmente significativa e utile per individuare posizionamento attuale e prospettive economiche del nostro Paese. In particolare, questa rappresentazione, opportunamente analizzata, permette di fare le migliori previsioni per la crescita del PIL a 5 e 10 anni anche rispetto a quelle del Fondo Monetario Internazionale (IMF). Si osserva una notevole eterogeneità nella dinamica dei paesi nella zona laminare o regolare (verde) rispetto alla zona caotica o turbolenta (rossa). Da questo tipo di grafico si possono già capire molte cose: ad esempio, il miracolo della crescita cinese può essere interpretato con il fatto che già nel 1995 la Cina aveva raggiunto una Fitness molto alta e quasi confrontabile con i paesi occidentali. Al contempo, il PIL pro capite era ancora molto limitato e questa situazione rivelava un enorme potenziale di crescita. Al contrario paesi come il Brasile e la Russia avevano una Fitness molto inferiore e questo li localizza nella cosiddetta “middle income trap” (la “trappola del reddito medio” è una situazione di sviluppo economico in cui un paese che raggiunge un certo reddito, grazie a determinati vantaggi, rimane bloccato a quel livello). Per quanto riguarda i paesi occidentali e in particolare l’Italia, questi si trovano nella zona in alto a destra della figura e, negli ultimi anni, mostrano un aumento molto limitato del PIL pro capite ma soprattutto una sistematica diminuzione della loro Fitness. Questo andamento, osservato anche in altri dati, è stato definito con il termine “secular stagnation”. Secondo lo Studio del CNEL, la diminuzione generale della Fitness in diversi paesi industrialmente avanzati è dovuta all’aumento della Fitness e del PIL pro capite di paesi emergenti e molto competitivi come Cina, India e altri. La Fitness è, infatti, un concetto che misura la competitività relativa. La Fitness Economica dell’Italia è comunque buona. Dal punto di vista della diversificazione, il nostro Paese è nei primissimi posti e ciò è dovuto anche al fatto che questi dati riguardano solo il manufatturiero e non contengono i servizi. Calcolando la fitness includendo anche i servizi, l’Italia scende nel ranking globale. Comunque, l’Italia, dal punto di vista della sola diversificazione, è nei primissimi posti e ciò è dovuto alla competitività delle PMI. 
La ripresa economica dal Covid-19 potrà giovarsi delle metodologie della Economic Fitness and Complexity, che possono fornire analisi scientifiche e utili per il decisore politico e per la società in generale.

Fonti consultate:
“La fitness economica dell’Italia e delle sue regioni: competitività e opportunità” CNEL, Luciano Pietronero, Andrea Gabrielli, Andrea Napoletano, Andrea Tacchella e Andrea Zaccaria;
Sole 24ore, ISTAT.
“Analisi preliminare: potenzialità innovative della regione Lombardia” Emanuele Pugliese, Luciano Pietronero.