Gli acquisti online sono cresciuti, ma meno di quel che si poteva immaginare.
È vero: la pandemia ha messo a terra l'economia italiana, ha provocato la chiusura di imprese e lasciato a casa centinaia di migliaia di lavoratori. Quest'anno, secondo le previsioni del governo, il “rimbalzo” dell'economia, così lo ha definito il presidente del Consiglio Mario Draghi, potrebbe aggirarsi intorno al 6% per poi, ovviamente, ripiegare negli anni successivi.
Ma è anche vera un'altra cosa: che non per tutti i settori industriali è stato un disastro. Non lo è stato per tutti quei servizi che hanno permesso agli italiani di poter proseguire una vita quasi normale nonostante il lockdown. Uno di questi servizi è l'e-commerce. Quanto hanno guadagnato i supermercati dalla possibilità offerta agli italiani di fare la spesa seduti sul divano?
L’Osservatorio eCommerce del Politecnico di Milano certifica che nel Paese la crescita dei consumi via internet nel corso del 2020 c'è ovviamente stata ma è stata inferiore a quella che ci si sarebbe potuta attendere. Il giro d’affari totale è infatti aumentato del 3,2%, arrivando a toccare i 32,4 miliardi.
La ragione per questo incremento non spettacolare sta nel fatto che come spesso succede in economia a sommarsi sono trend con segno diverso tra loro. Da un lato vi è stata la spesa per prodotti, come appunto quella al supermercato, dall’altro quella per servizi, come può essere l’acquisto di un posto a teatro o un di un viaggio. Nel primo caso l’aumento è stato effettivamente notevole, del 45%, percentuale che corrisponde a 8 miliardi di euro per un giro d'affari complessivo di 25,9 miliardi. Nel secondo invece si è verificato un crollo del 52%. Gli acquisti online di servizi si sono così ridotti complessivamente ad appena 6,5 miliardi di euro.
Il motivo di questa divergenza è noto: gli italiani, mentre sempre più di frequente si ritrovavano a comprare in rete oggetti tecnologici, cibo, bevande, o anche abbigliamento, dovevano rinunciare a causa del Covid a viaggiare, andare a un concerto, o a visitare un museo. Il settore del turismo e dei trasporti, infatti, ha sofferto un’emorragia di 6,7 miliardi nel segmento online.
Viceversa sono stati spesi online 1,9 miliardi in più nel comparto informatica ed elettronica di consumo, 1,3 in quello Food, 1,1 nell’arredamento.
Nei beni di largo consumo l’online in Italia è cresciuto 16,2 volte più della media
La speranza del mondo dell’e-commerce italiano, la cui importanza era cresciuta molto già prima della pandemia, è che la ripresa delle attività e l’abolizione delle restrizioni nel 2021 abbiano riportato gli italiani, sempre più a proprio agio con gli acquisti in rete, a comprare su internet servizi e che tutto questi generi un rimbalzo del settore dei viaggi, del turismo e dell’intrattenimento.
Del resto i margini di crescita dell'e-commerce sono più sostanziosi che altrove. Secondo una rilevazione di Eurostat dell’inizio del 2020 (che quindi si riferisce alle abitudini di consumo del 2019) in Italia nonostante fosse l’81% dei 16-74enni a navigare su internet solo il 44% aveva comprato qualcosa in rete nei 12 mesi precedenti, contro una media europea del 65%. In Svezia si arrivava all’84%, in Danimarca all’89%, in Germania all’83%. Solo in Romania e Bulgaria l’e-commerce era meno popolare.
E quindi non stupisce che secondo il colosso delle analisi di mercato Nielsen l’Italia sia tra i più importanti Paesi europei quello in cui l’incremento degli acquisti online di beni di largo consumo sia stato il maggiore, se confrontato a quello registrato complessivamente in questo settore. Di ben 16,2 volte più grande. In Francia è stato superiore “solo” di 7,6 volte, in Germania di 6,6, in Spagna di 11,1, nel Regno Unito di 11,2.
Dopo una trasformazione delle abitudini di tale magnitudo tornare completamente indietro appare impossibile.
Gli acquisti online
08-09-2021