Il 2022 è stato ancora un anno di crescita, non solo per il Pil e l’economia, ma anche per i depositi e i conti correnti delle famiglie italiane. Il loro valore complessivo è salito di circa 11 miliardi di euro, passando dai 1.152.294.597 euro del dicembre 2021 ai 1.163.306.550 del dicembre 2022. Nei due anni precedenti, però, i conti bancari degli italiani si erano arricchiti di più: nel 2021 si erano incrementati di 51,1 miliardi e nel 2020 addirittura di 70. Come mai? La ragione sta nella riduzione dei consumi a causa delle restrizioni dovute alla pandemia e la presenza di sostegni governativi che avevano fatto lievitare il risparmio. Tutto l’ultimo decennio, comunque, è stato caratterizzato un aumento notevole: tra 2011 e 2021 nelle banche sono stati depositati 396,2 miliardi in più, quindi mediamente ogni anno sono stati aggiunti quasi 40 miliardi.
La crescita limitata dell’ammontare dei conti e dei depositi nel 2022 è stata molto probabilmente causata anche dall’alta inflazione che ci ha colpito in particolare negli ultimi mesi. Lo dimostra l’andamento mensile dei numeri: a maggio è stato toccato un picco di 1.166,4 miliardi che poi non è stato più raggiunto nella seconda parte dell’anno, che infatti è stata caratterizzata da crescenti difficoltà economiche nel Paese.
Tra l’altro proprio l’inflazione, che a dicembre è stata dell’11,6% su base annuale, rende il limitato incremento del 2022 in realtà una perdita in termini reali.
È la prima volta da molti anni che questo si verifica. Nello scorso decennio i tassi di aumento del valore dei depositi, tra il 2% e il 9%, erano infatti sempre stati superiori a quelli dei prezzi.
A crescere di più sono i conti e i depositi dei sardi e degli abitanti del Lazio
Dato degno di nota, il rallentamento della crescita nominale dei conti correnti è stato più significativo al Nord Ovest che nel resto d’Italia. Basti pensare che nel Piemonte c’è stato addirittura un calo, il loro valore in questa regione è sceso di 428 milioni lo scorso anno. Segno meno anche in alcune regioni del Centro, come Marche e Umbria mentre in Lombardia l’ammontare dei conti delle famiglie è salito, ma solo di 1,3 miliardi, e in ogni caso a dicembre era di 3,2 miliardi inferiore rispetto a maggio.
È andata meglio altrove. Nel Lazio per esempio dove l’incremento è stato di 3,5 miliardi di euro, che equivale a un aumento del 2,12%. In termini percentuali le regioni in cui la crescita dei depositi è stata più decisa, sempre a livello nominale, sono state invece la Valle d’Aosta (+3,65%), la Sardegna (+3,1%), il Friuli Venezia Giulia (+2,13%).
Tra l’altro Lazio e Sardegna, assieme a gran parte delle regioni meridionali, sono tra le aree del Paese in cui è aumentato anche il valore dei conti delle imprese (non finanziarie). Tra dicembre 2021 e dicembre 2022 questo, infatti, è salito del 10,6% in Sicilia e del 5,3% in Sardegna. Al contrario è diminuito, e non di poco, nel Nord Italia. In Lombardia i depositi delle aziende hanno subìto una riduzione di 4,9 miliardi, ovvero del 3,8%, in Veneto una del 3,3%, che corrispondono a 1,5 miliardi in meno. Giù, dell’1,4%, anche quelli delle imprese dell’Emilia-Romagna. Si tratta delle regioni più popolate da aziende e quelle dove si concentra gran parte del tessuto produttivo italiano ed è per questo che il dato italiano medio sia negativo.
Sembra evidente anche qui l’influsso dell’aumento dei prezzi, in particolare di quelli dell’energia, che hanno colpito maggiormente le aziende industriali che ne fanno molto uso, più diffuse al Nord, incrementando le loro uscite di cassa. Se la sono cavata invece meglio quelle realtà che si basano di più sui servizi, e in particolare sul turismo, che infatti nel 2022 si è ripreso in modo deciso.