In Italia l’ecosistema del Venture Capital, ovvero gli investimenti di capitali di rischio in startup innovative, è ormai una realtà consolidata. Ma piccola. Nel 2023 si è ristretta in termini di deal, come peraltro è successo in tutto il resto del mondo, visto che le operazioni messe a segno sono state 405 rispetto alle 445 dell’anno precedente e il corrispettivo monetario è stato di 1 miliardo e 437 milioni di euro, quindi inferiore rispetto ai 2 miliardi e 248 milioni del 2022. Tuttavia la minore disponibilità di liquidità, anche a causa dell’aumento dei tassi di interesse, e l’incertezza crescente non hanno provocato un tracollo come è successo altrove e il numero e il valore delle operazioni hanno comunque superato il valore del 2020 e del periodo pre-Covid.
Guardiamo le cifre più nel dettaglio: nel 2023 su 405 investimenti 373 sono stati effettuati su startup italiane con sede del nostro Paese e 32 in realtà estere, ma fondate da imprenditori italiani. In quest’ultimo caso, in particolare, c’è un aumento rispetto alle 24 del 2022.
Hanno aumentato la propria importanza gli operatori più solidi e strutturati, come i fondi di Venture Capital o gli investitori Corporate, ovvero le grandi aziende, che nel 2023, in 213 operazioni, hanno iniettato nell’ecosistema più di metà dei fondi complessivi, 759 milioni di euro su un miliardo e 437 milioni. Hanno invece latitato maggiormente i singoli business angel, è la discesa del loro contributo, da soli o in sindacato con i fondi di Venture Capital, che ha determinato la riduzione complessiva degli investimenti. È infatti diminuito da un miliardo e 623 milioni a 678 milioni di euro.
Crescono le operazioni di Technology transfer e nel comparto salute
La maggiore solidità dell’ecosistema del Venture Capital italiano è testimoniata anche dal notevole aumento dei fondi destinati a investimenti di technology transfer, ovvero in startup che operano in settori tecnologici di frontiera. Tra 2022 e 2023 sono passati da 100 a 235 milioni di euro. Hanno avuto un ruolo decisivo le operazioni avviate da ITATech, la piattaforma di Cassa Depositi e Prestiti che ha investito sia in aziende incubate in poli tecnologici, spesso universitari, sia in fondi di Venture Capital, che a loro volta hanno utilizzato tali risorse per sostenere startup.
I settori obiettivo di questi interventi sponsorizzati anche da denaro pubblico sono quelli giudicati strategici, come la robotica, l’intelligenza artificiale, le nanotecnologie, l’IT e le tecnologie nell’ambito della salute. Non è un caso che nel corso del tempo sia diminuita la rilevanza degli investimenti in startup che si occupano di servizi finanziari, che nel 2020 raccolsero il 14% dei fondi e l’anno scorso solo il 7%, così come quelli in servizi tecnologici per aziende. Viceversa è cresciuto il peso delle operazioni in ambito sanitario, che nel 2023 ha rappresentato il secondo settore per ammontare di investimenti, il 12% del totale dopo l’ICT, ma anche in comparti più specifici e di nicchia, come l’Edutech.