Le imprese italiane sono riuscite ad aumentare i propri patrimoni anche nel 2020, nonostante il Covid. È quanto emerge dal recente report dell’Istat sulla ricchezza dei settori istituzionali (famiglie, imprese finanziarie e non, Amministrazione Pubblica) in Italia.
La ricchezza delle aziende non finanziarie è arrivata a 1.053 miliardi e 447 milioni di euro, in crescita di più di 24 miliardi rispetto al 2019. Si tratta della differenza tra le attività, cioè il patrimonio, gli asset, e le passività, principalmente i debiti.
Se per le famiglie i numeri del 2020 hanno rappresentato un nuovo record, nel caso delle imprese, però, questo non è accaduto. In passato, infatti, era andata meglio: i patrimoni netti nel 2011 avevano toccato i 1.349 miliardi e 826 milioni di euro.
Il calo degli anni successivi, che ancora non è stato recuperato, è stato causato dalla perdita di valore degli immobili posseduti. Quello degli edifici non residenziali (uffici, capannoni), che tra il 2011 e il 2012 si era avvicinato ai 1.300 miliardi di euro, nel 2020 si è ridotto a 1.085 miliardi e 571 milioni.
Lo stesso è accaduto per le abitazioni in mano alle aziende: prima della crisi finanziaria valevano più di 500 miliardi di euro, mentre nel 2020 più del 30% in meno, 345 miliardi e 715 milioni.
La decrescita di quella che è definita come ricchezza non finanziaria, perché composta, appunto, da immobili, abitazioni, terreni, ma anche impianti e scorte, è continuata anche nell’anno della pandemia. A compensarla vi è stato, tuttavia, l’aumento di quella finanziaria.
Si tratta della parte dei patrimoni formata dai depositi, dalle azioni e dai titoli posseduti. Nel 2020, secondo l’Istat, è arrivata a valere quasi 2mila miliardi, per l’esattezza 1.965 miliardi e 46 milioni: 44 miliardi e 332 milioni in più dell’anno precedente. In questo caso, si tratta di un vero e proprio record: non erano mai stati toccati questi livelli.
Siamo davanti a una transizione: anche per le imprese, come per le famiglie, il mattone ha perso sempre più importanza, mentre ne hanno guadagnato gli asset finanziari. Tra questi, in particolare, sono stati i depositi, ovvero la liquidità, a crescere di più. Nel 2020 valevano 478 miliardi e 49 milioni, quasi 90 miliardi in più che nel 2019, e più del doppio che 10 anni prima.
I debiti finanziari delle imprese italiane valgono il 49% degli asset non finanziari
La crescita della liquidità è riuscita a compensare sia il calo del valore delle azioni nei patrimoni delle aziende, diminuito di circa 48 miliardi nel 2020 a causa dei rovesci della Borsa, sia l’aumento dei debiti.
Questi ultimi hanno avuto un incremento modesto, passando da 1.078 miliardi e 791 milioni di euro a 1.112 miliardi e 845 milioni, rimanendo comunque a un livello inferiore rispetto a quello toccato tra 2010 e 2012, quando erano arrivati quasi a 1.250 miliardi.
Questo ha fatto in modo che nel confronto internazionale le aziende italiane rimangano poco più indebitate di quelle tedesche e inglesi, e molto meno di quelle francesi e canadesi.
Infatti, il rapporto tra debiti finanziari e attività non finanziarie, indicatore che l’Istat usa per realizzare il paragone tra imprese di diversi Paesi, nel 2020 era, nel caso delle nostre aziende, del 49%. È un dato in aumento del 2,2% rispetto al 2019, ma solo dell’1,4% sul 2017, quando aveva raggiunto il 47,6%.
In Germania e nel Regno Unito era, sempre due anni fa, del 43,3% e del 44,2% rispettivamente. Al contrario, risultava decisamente più alto, del 98,6% e dell’80,6%, in Canada e Francia.
In particolare, l’indebitamento delle imprese francesi è quello che è cresciuto di più nel corso del tempo. Il rapporto tra debiti finanziari e patrimonio non finanziario, nel loro caso, era del 63,8% nel 2005 ed ha visto un incremento del 16,8% in 15 anni, mentre in quello delle realtà italiane l’aumento è stato decisamente inferiore, dell’8,7%.
I prossimi anni ci diranno se la crescita economica iniziata nel 2021 produrrà anche un’ulteriore espansione della ricchezza netta delle aziende, magari anche grazie a quel recupero del valore degli immobili che molti analisti prevedono si verificherà grazie al Pnrr.