
Il 34,7% del fatturato dell’industria viene dall’export
Fare previsioni sull’andamento economico delle aziende è sempre più difficile, specialmente nel caso delle imprese esportatrici, e non unicamente per via dei dazi di Trump. È nondimeno indispensabile provarci, perché le esportazioni contano moltissimo per la nostra industria: secondo la Banca d’Italia, il 34,7% dei ricavi delle imprese industriali tricolori è prodotto dalle vendite all’estero. È stato così nel 2024 e sarà così anche nel 2025. Ed è una percentuale in aumento, visto che nel 2022 e nel 2023 l’export contava rispettivamente per il 32,3% e il 32,8%, mentre tra il 2019 e il 2021 per meno del 30%.
Il Nord-Est è l’area del Paese che esporta di più: il 42,2% del fatturato, contro il 36,3% del Nord-Ovest e il 28,9% del Mezzogiorno. A far la differenza è la forte presenza nel Nord del settore metalmeccanico, in cui l’export è responsabile per il 51,3% dei ricavi, e del comparto tessile e dell’abbigliamento, 48,4%. Come è facile immaginare, poi, le vendite all’estero sono decisive soprattutto per le aziende più grandi: per quelle tra i 200 e i 499 dipendenti rappresentano il 40,5% del fatturato, e il 37,3% per quelle con 500 addetti e più.
Ma quali sono le performance delle imprese che esportano di più? Secondo gli analisti di Banca d’Italia, l’anno scorso in realtà sono state piuttosto negative: a fronte di un calo generalizzato del fatturato del 2,8%, le aziende che generano tra un terzo e due terzi dei ricavi dall’export hanno visto una riduzione media del 5%; quelle che esportano più di due terzi di quanto venduto, invece, del 3,1%.
Nelle aziende più esportatrici l’occupazione sale meno ma è più stabile.
Al contrario, le aziende non esportatrici (quelle per le quali vendite all’estero incidono sui ricavi per meno di un terzo, e che sono la maggioranza) hanno subìto un calo di solo l’1,8%. D’altronde il 2024 è stato caratterizzato proprio da una contrazione della domanda estera rivolta alle imprese italiane. Per il 2025 la previsione è di un netto miglioramento, con ricavi in crescita nelle aziende che esportano più di un terzo di quanto venduto, a fronte di un dato del fatturato mediamente stabile per l’industria nel suo complesso. Ma tutto naturalmente andrà verificato alla luce dell’impatto dei dazi Usa.
Sul versante occupazionale, però, nel 2025 le aziende che vendono di più all’estero sono quelle che accresceranno meno il numero di addetti. Per Banca d’Italia, gli addetti saliranno dello 0,8% nel caso delle imprese con una quota di export tra un terzo e due terzi, e dello 0,7% per quelle che esportano più di due terzi del venduto, a fronte di un aumento medio dell’1% nell’industria. È un fenomeno che si è visto anche nel 2023 e nel 2024 ed è dovuta al fatto che, come si è detto, la tendenza all’export è maggiore nei settori della metalmeccanica e nel settore tessile e dell’abbigliamento, due comparti che hanno visto dinamiche occupazionali più contenute della media.
Allo stesso tempo, nelle imprese che esportano di più c’è più stabilità lavorativa, con un turnover inferiore a quello complessivo dell’industria e una quota di occupazione a tempo determinato molto bassa, tra il 2,6% e il 2,7%, contro il 6,1% medio di tutte le aziende dell’industria e dei servizi.