PER IL 43,9% DELLE AZIENDE IL FATTURATO È IN CRESCITA

Fabbrica
17-11-2023

C’è qualcuno che sorride. Sono i commercianti, gli albergatori e i ristoratori, proprio quelli che avevano sofferto più di tutti le conseguenze economiche della pandemia. Nei primi nove mesi del 2023 il 50,9% delle imprese di questi settori ha aumentato il fatturato. Nessuno ha fatto meglio di loro.

Lo dice il sondaggio congiunturale della Banca d’Italia, che tasta il polso dell’economia del Paese attraverso le risposte degli operatori economici. Tra gennaio e settembre di quest’anno i ricavi sono aumentati, rispetto allo stesso periodo del 2022, per il 43,9% delle aziende, mentre per il 24,3% vi è stato un calo superiore all’1,5%. Il 31,8% delle aziende hanno segnalato variazioni del giro d’affari tra il -1,5% e il +1,5%.

Ma le differenze a livello settoriale sono notevoli, ben il 49,8% delle imprese del comparto chimica, gomma e plastica denuncia una contrazione delle entrate, che nel 7,1% dei casi è stata superiore al 25%, un record. Pesa evidentemente il confronto con un periodo, quello del 2022, in cui invece era stato il settore con i dati più positivi, prima dell’inizio del rallentamento dell’economia.

A livello geografico i divari sono molto limitati ma si accentuano se guardiamo a un altro parametro, il numero di addetti. Se il 53,4% delle aziende con 200-499 dipendenti e il 53% di quelle con 500 o più ha avuto un aumento del fatturato, lo stesso può dire solo il 42,4% di quelle che hanno tra i 20 e i 49 addetti.

Occupazione più alta per il 27,2% delle aziende

Maggiori ricavi significa anche maggiore occupazione e, infatti, ad avere segnalato un aumento del numero dei dipendenti nei primi nove mesi dell’anno è il 27,2% delle imprese dell’industria e dei servizi, mentre solo l’11,5% denuncia una riduzione e la buona notizia e che quest’ultima percentuale è la più bassa dal 2000, ovvero: non ci sono mai state così poche aziende che hanno dovuto rinunciare a dei lavoratori.

Sono le medio-piccole aziende (20-49 addetti) quelle che hanno ridotto di meno il personale: solo il 9,7% l’ha fatto mentre il 64,6% l’ha mantenuto stabile, come ha fatto anche il 39,4% delle realtà più grandi (500 o più dipendenti). Tra queste ultime è maggiore il turnover: è più alta sia la quota di quelle che hanno aumentato l’occupazione, il 43%, sia la quota di quelle che l’hanno ridotta, il 17,5%.

E nel futuro? Si prevede una maggiore stabilità, segno della bassa crescita che caratterizza l’economia italiana. Se la percentuale di aziende che ha visto tra gennaio e settembre un aumento delle ore lavorate è del 27,2%, scende al 19% quando la domanda riguarda i prossimi sei mesi, mentre per il 70,5% non vi sarà alcun cambiamento.

Analogamente, sul versante del fatturato, quasi metà delle imprese, il 49,4%, pensa che rimarrà stabile, mentre salirà per il 34,6%. La buona notizia è che le aziende che vedono all’orizzonte un miglioramento sono più del doppio quelle che ritengono che vi sarà un peggioramento, il 16%.