Il costo del cibo per ora cresce in Italia meno che nella UE, ma non nel caso di frutta, verdura e riso

Il costo del cibo per ora cresce in Italia meno che nella UE, ma non nel caso di frutta, verdura e riso
22-09-2022

Come era lecito attendersi, l’inflazione, che ha colpito tutto il mondo occidentale in modo crescente dopo l’emergenza Covid ed è stata esacerbata poi dalla guerra in Ucraina, sta interessando ora tutti i prodotti e i servizi. Il motivo è l'impennata dei prezzi dell'energia e del gas che hanno un impatto vastissimo e influiscono sulla produzione praticamente di ogni bene. Come era stato ampiamente previsto, il loro incremento sta rendendo più cara anche la spesa vitale delle famiglie, ossia, quella per il cibo.
Secondo i dati più recenti di Eurostat, nella UE l’inflazione annua dei prodotti alimentari ha toccato ad agosto il 14%, risultando superiore a quella media, pari al 10,1%. In Italia il gap tra le due misure è stato minore: a fronte di un aumento dei prezzi complessivo del 9,1%, quello che interessa il cibo è stato del 10,7%. 

Il record spetta ai Paesi dell’Est: in Ungheria mangiare costa ben il 33,1% in più, in Lituania il 29,8%, in Lettonia il 25,9%, in Bulgaria il 24,1%. Si tratta di economie che hanno subìto più di altre il colpo dell’interruzione di gran parte dei rapporti commerciali con Russia e Ucraina, cui erano più strettamente legate sia in ambito energetico che alimentare. 
La crisi del grano ha colpito duro, e non è un caso che il prezzo del pane in Ungheria sia decollato, +65,5% in un anno, mentre è cresciuto mediamente del 18% nella UE e del 13,5% in Italia. Meno colpita la Francia, in cui l’inflazione alimentare, cereali inclusi, è inferiore al 10%. 
Altri cibi, però, hanno subìto nel nostro Paese aumenti superiori a quelli vissuti altrove. Si tratta del riso, per esempio, il cui prezzo è salito ad agosto di ben il 22,4%, contro un incremento medio europeo del 16,8%. Anche quello della pasta ha visto un incremento rilevante, del 21,2%, ma in questo caso la crescita è leggermente inferiore a quella registrata nella UE, +23,1%. 


Aumentano più della media frutta e verdura

 

A essere colpiti da un’inflazione superiore alla media sono in Italia anche due elementi essenziali in una dieta equilibrata, la frutta e la verdura. Il loro costo è cresciuto rispettivamente dell’8% e dell’11,2%, mentre nella UE del 6,6% e del 10,7%, e in Francia solo del 3,6% e del 3%. In Germania gli aumenti sono stati maggiori di quelli francesi ma inferiori a quelli italiani, del 4,4% e del 9,8%.
Ancora relativamente immuni all’impennata inflazionistica sono abbigliamento e calzature. Il prezzo dei vestiti è aumentato in Italia del 2,9%, quello delle scarpe dell’1% appena. 
Anche nel resto d’Europa non si osservano aumenti straordinari: pantaloni, gonne, camicie, giacche in agosto costavano il 3% in più rispetto allo stesso mese di un anno prima e, nel caso delle calzature, in alcuni Paesi, come Portogallo e Lettonia, i prezzi sono addirittura in discesa. 
Le cose, però, sono destinate molto probabilmente a cambiare con il tempo. Soprattutto in Italia. Il nostro Paese, infatti, è quello in cui vi è stato l’aumento dei costi dell’elettricità più alto dopo Estonia e Paesi Bassi. Ad agosto è stato del 102,9%, quasi triplo di quello medio europeo, +35,7%.
In Francia e Germania la bolletta elettrica è salita molto meno, del 7,7% e del 16,6%. Siamo quindi di fronte a un differenziale di competitività molto ampio, che sta già portando e porterà in futuro le aziende italiane a tentare di limitare gli aumenti dei prezzi finali per non farsi spiazzare dalla concorrenza.
Senza un’inversione di tendenza il costo di tutti i beni, alimentari e non, è destinato a salire ulteriormente, allargando la fascia delle famiglie in difficoltà economiche.