Le famiglie e le imprese occidentali (europee e italiane comprese) sono oggi meno indebitate che in passato. Tra il 2019 e il 2023 il debito privato dei Paesi avanzati (come Usa, Eurozona, Regno Unito, Giappone e altri) è sceso dal 163,6% al 158,2% del Pil. Il calo è stato particolarmente accentuato nell'area Euro, dove si è passati dal 159,5% al 148,1%, e nel Regno Unito, dove la diminuzione è stata del 14,7%; negli Usa, invece, il debito privato si è ridotto meno, del 3,3%, passando dal 153,4% al 150,1%. I dati italiani vedono, nello stesso periodo, un decremento dell'8,5%, dal 109,4% del 2019 al 100,9% del 2023.
È vero che per gran parte dei Paesi avanzati occidentali (Italia inclusa) il calo dell'indebitamento era già cominciato tra la metà degli anni 2000 e la metà dello scorso decennio, ma nel post-Covid c'è stata un'importante accelerazione. La causa? Un ruolo fondamentale l'ha avuto, almeno per quanto riguarda il 2021 e il 2022, l'inflazione: lo stock di debito è espresso in termini nominali, e se i prezzi salgono – e con essi anche il valore del Pil e delle altre grandezze economiche – il rapporto tra il valore dei prestiti e il prodotto interno lordo inevitabilmente scende. È quello che è accaduto in particolare nel 2022, quando, secondo gli analisti del Fondo Monetario Internazionale, un quarto della riduzione dei debiti privati è stata causata proprio dall'alta inflazione.
A contare, però, sono anche le basse prospettive di crescita
Questo spiega in parte anche per quale motivo in Asia la stessa riduzione non si sia vista: in Cina, per esempio, dove il carovita è stato molto moderato, i debiti privati sono saliti dal 186,4% al 205,1% del Pil, raggiungendo valori record. Un discorso simile vale anche per il Giappone, dove l'inflazione non è andata oltre il 3,2% del 2023.
Inoltre, un ruolo importante lo hanno ricoperto le aspettative di crescita. È anche sulla base di questo dato, infatti, che aziende e le famiglie decidono se indebitarsi o meno; più alta è prevista la crescita, maggiore è la domanda di credito, proprio perché c'è ottimismo sull'andamento del mercato e dell'economia.
La riduzione dei debiti degli ultimi anni è stata dovuta moltissimo anche a questo fattore: al fatto che secondo le stime delle organizzazioni internazionali il tasso di crescita del prodotto interno lordo dei prossimi cinque anni sarà inferiore a quello del recente passato. Questo ha molta influenza, per esempio, negli Usa, dove, secondo l'Ocse, nel 2025-26 l'economia dovrebbe vedere incrementi del 2,4% e del 2,1%, certamente inferiori a quelli del 2,5% e del 2,8% del 2023 e del 2024. È per questo stesso motivo che già da tempo i debiti privati diminuiscono in Europa, mentre sono cresciuti in Asia, dove l'ottimismo sull'andamento dell'economia è maggiore.
Infine, è ragionevole pensare che anche l'innalzamento dei tassi di interesse da parte di alcune delle più importanti banche centrali al mondo abbia contribuito a indebolire la domanda di prestiti sul mercato: tassi di interesse più elevati significano infatti, chiaramente, maggiori costi di servizio del debito, e quindi un costo-opportunità più alto nella decisione, per esempio, di accendere un prestito con una banca. In diversi Paesi, tra cui l'Italia, la diminuzione del debito privato in percentuale sul Pil ha presumibilmente a che fare proprio con il sistema bancario: le banche, infatti, per far fronte all'incertezza macroeconomica portata dalla pandemia, hanno spesso scelto per un irrigidimento dei criteri di concessione di prestiti, come riportato da Banca d'Italia e dalla BCE nei Survey dedicati al settore bancario.
La riduzione del debito privato in rapporto al Pil può insomma, a prima vista, dar l'apparenza di un fatto unicamente positivo. Ciò che questo dato in verità implica, tuttavia, è tutt'altro che scontato.
Il debito privato è in discesa in Occidente: dato positivo, ma anche un possibile segnale di crisi
10-12-2024