Il mercato del lavoro torna ai livelli del 2019

Il mercato del lavoro
08-06-2022

Il numero delle attivazioni nette di posti di lavoro nei primi quattro mesi del 2022 è sostanzialmente identico a quello riscontrato nello stesso periodo del 2019, prima della pandemia: 260.041 contro 260.352. 'È l'elemento più interessante che emerge dai dati sull’occupazione di Banca d’Italia, Ministero del Lavoro e ANPAL (Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro). Il dato rappresenta la differenza tra i flussi in entrata nelle imprese, per assunzione, e quelli in uscita, per licenziamento, dimissione o pensionamento. 

Nello specifico. le attivazioni sono state 2.190.398 e le cessazioni 1.930.357: in entrambi i casi molte di più rispetto al 2020 e al 2021, nel periodo in cui l’economia è stata sconvolta dal Covid. Ma vi è un incremento sia delle entrate che delle uscite dal mercato del lavoro di 15mila unità anche rispetto al 2019 e questo significa che, rispetto  a quell’anno, è aumentato il turnover: più persone vengono assunte, si licenziano, cambiano lavoro. È l'effetto del fenomeno soprannominato Great Resignation che, nato negli Usa, si sta affacciando anche in Italia. 

La Great Resignation si scorge, per esempio, nelle cessazioni dei contratti a tempo indeterminato, pari a 605.213 tra gennaio e maggio 2022, più delle 562.104 del 2019. Questo incremento ha come effetto che, nel complesso, le attivazioni nette di posti di lavoro permanenti sono state meno di 3 anni fa, 111.488 contro 148.701. A determinare tale risultato è stata anche una riduzione di 5.698 unità delle assunzioni, e non è bastato, per tornare ai numeri pre-pandemia, l’aumento delle trasformazioni da tempo determinato o apprendistato a tempo indeterminato, +11.594. 

Sono i contratti a termine ora a prevalere tra i nuovi posti di lavoro. Nei primi 4 mesi del 2022 ne sono stati attivati 160.196, più del doppio rispetto al  2019. Solo in parte tale incremento è stato l’effetto della crescita delle assunzioni, che sono state 18.952 in più di tre anni fa. A incidere di più è stata la diminuzione dei licenziamenti e delle dimissioni, di circa 50mila unità, e delle trasformazioni in contratti permanenti, di 15mila. 

Viene, insomma, confermato e accelerato quel trend, già presente prima della pandemia, che vede il mercato del lavoro italiano essere sempre più precario.

In forte aumento le assunzioni nel settore delle costruzioni
A livello settoriale è il comparto delle costruzioni l’unico a presentare progressi evidenti nel numero delle attivazioni nette. Nei primi 4 mesi di quest’anno sono state 68.175, quasi 7mila in più rispetto al 2021, ma soprattutto maggiori rispetto a tutto il 2019. È la conseguenza della ripresa dell’edilizia, favorita sia dagli incentivi governativi come il Bonus 110%, che dalle aspettative sugli investimenti collegati al Pnrr. 

Al contrario, è negativo di 5.288 unità il saldo nel commercio, ovvero vi sono state più uscite che entrate di lavoratori. È l’unico settore in cui i numeri sono peggiori rispetto al 2021, quando invece gli occupati erano aumentati, nel primo quadrimestre, di 4.052. Siamo davanti alla coda lunga della crisi pandemica, che ha portato al fallimento di molti  esercizi commerciali.

In netta ripresa, invece, un altro segmento del mercato duramente colpito dal Covid, quello del turismo: tra gennaio e aprile 2022 le attivazioni nette sono state 74.407, un’inversione di tendenza rispetto ai numeri negativi del 2020 e 2021, -131.079 e -23.609. Tuttavia, i livelli del 2019, quando nello stesso periodo la differenza tra assunzioni e licenziamento era stata di 98.373, rimangono ancora lontani. 

Vi è un altro dato positivo: l'aumento dei nuovi posti di lavoro, rispetto al 2019, più pronunciato nel Mezzogiorno rispetto al Nord. Sono cresciuti di 3.287 unità al Sud e di 1.940 nelle Isole, mentre nelle regioni settentrionali si registrano o progressioni più deboli, con 1.540 contratti in più al Nord Ovest, o delle riduzioni, come quella di ben 8.297 al Nord Est. 

Vi è da sottolineare che quest’ultima area d’Italia aveva già vissuto la ripresa più forte nel 2021, e quindi i numeri di questo primo scorcio del 2022 rappresentano un riequilibrio territoriale. 

La speranza ora è che il forte rallentamento della crescita dovuto all’inflazione e alla guerra in Ucraina non danneggino troppo nei prossimi mesi il recupero occupazionale, soprattutto quello delle aree più svantaggiate d’Italia.