Il traffico aereo riprende, in Italia più che nel resto d'Europa

La ripresa dei voli italiani ed europei, specie di quelli delle compagnie low cost, traina il recupero del traffico aereo, che è più forte presso gli scali mediterranei rispetto a quelli del Nord Europa. Nel nostro Paese il rimbalzo è più evidente nei piccoli aeroporti e Malpensa batte decisamente Fiumicino
22-06-2022

Gli italiani e gli europei hanno ripreso a viaggiare, anche in aereo. Ce lo dicono le notizie dei mass media sulle code chilometriche per giungere ai banchi della sicurezza negli aeroporti, soprattutto nel Nord Europa, ma anche le statistiche ufficiali di Eurocontrol, l’organizzazione intergovernativa che si occupa di sicurezza della navigazione aerea in Europa. 
Il numero dei voli effettuati in Italia giornalmente a giugno è mediamente solo del 7,8% inferiore a quello dello stesso periodo del 2019. Si tratta di un recupero significativo considerando che solo a gennaio il gap rispetto al periodo pre-pandemico era ancora intorno al 37-38%. È poi sceso sotto il 30% a febbraio e sotto il 20% a marzo, giungendo al 10% ad aprile.  
Sono ormai lontani i tempi più bui per il traffico aereo della primavera del 2020, quando il numero dei voli negli scali italiani era crollato del 90%. In quell’anno il traffico aeroportuale non era riuscito a riprendersi veramente neanche durante l’estate, quando il divario rispetto al 2019 era rimasto mediamente del 50%.  Anche il 2021 era stato molto negativo, con un gap superiore al 70% fino a maggio, e ancora di oltre il 50% a giugno. 
Ma se si vanno a vedere i numeri più in dettaglio si scopre che alcuni aeroporti hanno già superato il traffico del 2019: Napoli, Bologna e Palermo, solo per citare i più importanti. Capodichino sta registrando un numero di voli mediamente dell’8,3% superiore a quello di 3 anni fa; lo scalo emiliano del 2,3% e quello siciliano dello 0,6%. 
Soffre, invece, Fiumicino. In questo caso il deficit rispetto ai livelli pre-pandemici è ancora del 28,4%, mentre è appena sotto il 10% a Malpensa e Linate. Si tratta dell’effetto della ripresa molto più lenta dei voli extra-europei verso Asia e Nord America che scontano le restrizioni ai viaggi, come quelle riguardanti i collegamenti con Cina e Giappone, e l’obbligo di tampone negativo o di vaccinazione, in vigore per esempio per entrare negli Usa. 

Bene le low cost e il traffico sul Mediterraneo e i Balcani

Il motivo per cui gli scali medi stanno reagendo meglio di quelli più grandi è che i primi dipendono molto dai vettori low cost, che si stanno riprendendo bene e stanno mettendo a segno performances decisamente positive, più di quelle delle varie compagnie di bandiera.
A giugno non ancora terminato, Ryanair ha già operato il 15,2% di voli in più rispetto all'intero mese del 2019; per Wizzair la crescita è del 21,2%. Meglio della media anche la low cost turca Pegasus, con un calo solo del 3,6%. I risultati sono peggiori per i grandi player come British Airways, -25,6%, Air France, -18,7%, Lufthansa, -19,9%, tutti alle prese con la lenta ripresa dei collegamenti extraeuropei. Il deficit rispetto al periodo pre-pandemico è minore per il gruppo greco Aegean, per cui la riduzione dei voli è del 9,8%, rispetto a un gap medio del 14,1%. È un dato coerente con i buoni risultati del traffico aereo ellenico, che sostanzialmente è tornato ai livelli del 2019 in questo giugno, mettendo anzi a segno un piccolo incremento medio, di mezzo punto percentuale. 
In generale, tutti i Paesi mediterranei stanno vedendo una ripresa superiore a quella media. In Portogallo il numero dei collegamenti è solo dell’1,5% inferiore a quello pre-pandemico, in Spagna dell’8,2%, e in Italia, come già detto, del 7,8%. I risultati migliori, in generale, sono quelli albanesi e bosniaci, con progressi del 39,3% e del 21,1%, ma si tratta di realtà che normalmente vedono un traffico veramente ridotto. 
Vanno peggio quegli Stati con intensi collegamenti extra europei o con Russia e Ucraina, a causa del blocco dei trasporti via aerea. Non a caso, il traffico aereo bulgaro e lettone è inferiore di più del 30% rispetto a quello del 2019. Per quello tedesco il deficit rispetto a 3 anni fa è del 18,4%, per quello austriaco del 19,2% e anche i voli diretti o provenienti dal Regno Unito vedono una riduzione superiore alla media, del 15,1%.
L’estate ci dirà se il settore si è davvero ripreso, ma saranno l’autunno e l’inverno a dirci se oltre ai vacanzieri low cost torneranno a viaggiare anche i turisti diretti oltre oceano e i manager e i professionisti, che tanta importanza hanno per i ricavi delle compagnie aeree. Molto peso, però, avrà anche l’andamento dell’inflazione, che sta facendo diventare anche gli spostamenti low cost molto meno low cost di un tempo.