Il Trattato di Maastricht, ufficialmente denominato Trattato sull’Unione Europea (TUE), è stato firmato il 7 febbraio 1992 dai dodici Stati membri dell’allora Comunità europea.
Il Trattato di Maastricht è entrato formalmente in vigore il 1°novembre 1993, data di istituzione ufficiale dell’Unione europea.
Successivamente altri 16 paesi hanno aderito all’UE e, dopo l’uscita del Regno Unito dall’UE, gli Stati membri sono diventati 27:
Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia,
Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria.
Il Trattato, che consta di 252 artt. nuovi e ha annessi 17 protocolli e 31 dichiarazioni, ha definito un nuovo assetto istituzionale comunitario dell’Unione Europea basato su 3 pilastri: la Comunità Europea, la Politica estera e di sicurezza comune, e gli Affari Interni:
• La dimensione comunitaria, disciplinata dalle disposizioni contenute nei trattati istitutivi delle Comunità europee- CEE (Comunità economica europea), CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio) e EURATOM (cd. Primo pilastro);
• La politica estera e di sicurezza comune (PESC) con lo scopo di: salvaguardare i valori comuni dell’UE, rafforzare la sicurezza dell’UE e dei suoi Paesi membri, preservare la pace e promuovere la cooperazione internazionale;
• La cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni (GAI) con lo scopo di fornire al pubblico un elevato livello di sicurezza stabilendo regole e controlli per le frontiere esterne dell’UE, combattendo il terrorismo, la criminalità organizzata, il traffico di droga e le frodi internazionali, organizzando la cooperazione giudiziaria penale e civile, migliorando l’immigrazione clandestina e sviluppando una politica comune in materia di asilo.
Durante la prima fase verso il processo di integrazione monetaria (dal 1° luglio 1990 al 1993) è stato del tutto liberalizzato il movimento dei capitali con la conseguente necessità di un maggiore coordinamento tra le politiche monetarie degli Stati membri, obiettivo principale della seconda fase.
Dal 1° gennaio 1994 al 31 dicembre 1998, infatti, gli Stati membri hanno cercato di far convergere le loro economie, attraverso il rispetto di quattro criteri di convergenza stabiliti dal Protocollo allegato al Trattato di Maastricht: contenimento dell’inflazione (all’1,5%) e del debito (al di sotto del 60%), riduzione del deficit pubblico (al 3%), i tassi di interesse non superiori al 2%, rispetto a quelli adottati dagli Stati membri che hanno conseguito i risultati migliori in termini di stabilità dei prezzi e nei due anni che precedono la verifica dei criteri di convergenza, la moneta nazionale deve avere rispettato il proprio margine di oscillazione previsto dal meccanismo di cambio del sistema monetario europeo (Sme).
Il controllo del rispetto dei parametri stabiliti dal Trattato è stato affidato ad un istituto ad hoc, l’IME, l’Istituto Monetario Europeo, con il compito di predisporre anche, sotto il profilo organizzativo, l'avvento della BCE.
Successivamente, terminato il mandato dell’IME, è nata la BCE.
La terza fase dell’UEM, iniziata il 1° gennaio 1999 con la fissazione dei tassi di cambio irrevocabili tra l’euro e le valute partecipanti, si è conclusa nei primi mesi del 2002, quando la nuova moneta è entrata materialmente in circolazione e ha sostituito le monete nazionali.
Undici paesi dell’UE (Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna) hanno adottato l’euro dal 1° gennaio 1999; a essi si sono aggiunti la Grecia nel 2001, la Slovenia nel 2007, Cipro e Malta nel 2008, la Slovacchia nel 2009, l’Estonia nel 2011, la Lettonia nel 2014 e la Lituania nel 2015; la Croazia adotterà la moneta europea dal 1° gennaio 2023.
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