IN ITALIA GLI AFFITTI SALGONO

case
13-04-2023

Quanto incide il canone d’affitto in media sulle disponibilità di una famiglia? In Italia circa un quinto, il 19,9%, per l’esattezza, stando ai dati pubblicati dal  Centro Studi della Uil.

Seconda domanda: quanto ha impattato l’inflazione sugli affitti nel 2022 (quando si è verificata la maggiore crescita dei prezzi da decenni) e negli anni precedenti? In realtà non molto: secondo Eurostat nel febbraio del 2023 i prezzi erano del 4,1% più alti rispetto al 2015.

Si tratta dell’incremento più basso nella UE, escludendo la Grecia dove, anzi, si è verificata una diminuzione del 3,5%. La crescita media europea è stata, invece, del 10%, e la variabilità tra le statistiche dei Paesi è molto ampia. In Lituania gli affitti in otto anni sono saliti del 66%, in Ungheria del 58,3%, in Polonia del 57,5%.  A superare il valore medio UE sono quasi tutti gli Stati dell’ex blocco orientale, ma anche gran parte di quelli del Centro-Nord, come la Germania (+12,5%), i Paesi Bassi (+17,4%), l’Irlanda (+54,1%). Va comunque considerato  che l’andamento dei canoni di affitto evidenzia una certa correlazione con l’andamento più generale dell’economia e soprattutto degli stipendi e del Pil, che negli ultimi anni sono cresciuti di più proprio nell’Est o, appunto, nelle economie che hanno attirato forti investimenti come quella irlandese.  Non a caso incrementi più limitati, dell’8% e del 4,4%, si sono verificati in Spagna e Francia, dove la crescita economica è stata più debole.

Ma a Roma e Milano l’affitto incide sul budget familiare più del 50%

Anche per questo motivo la percezione degli italiani è che gli affitti siano diventati più salati: per quanto gli aumenti siano stati più ridotti rispetto al resto d’Europa, sono intervenuti in un contesto di salari stagnanti. Non solo: tali ritocchi all’insù dei canoni sono arrivati dopo anni di sostanziale stabilità; la stessa Istat ci dice che tra 2015 e inizio del 2022 la crescita è stata inferiore al 2%, e tra metà 2012 e 2015 solo dell’1%.

I rincari recenti sono quindi una novità, come più in generale il riaccendersi dell’inflazione. Ma c’è un aspetto che li caratterizza rispetto a gran parte delle altre voci di spesa:  il fatto che vanno a incidere su una situazione di profonda disuguaglianza geografica.  Sempre secondo la Uil gli affitti hanno un impatto diversissimo in base alla città. Se mediamente assorbono il 19,9% del reddito disponibile degli affittuari, a Roma e Milano tale percentuale supera il 50% arrivando rispettivamente al 52,4% e al 50,3%. Nelle due maggiori metropoli italiane su un appartamento di 100mq si pagano 1.415 e 1.358 euro di affitto, cifre molto alte anche per coloro che hanno stipendi superiori alla media.

Basta spostarsi di pochi chilometri, per esempio a Monza, perché l’incidenza dei canoni sul budget scenda a meno del 20%, oppure a Rieti, dove è del 17,1%; la proporzione scende ulteriormente  al di fuori dei capoluoghi. Il caro affitti, in sostanza, nonostante sia stato meno rilevante che nel resto d’Europa, sembra enfatizzare i divari tra centro e periferia che caratterizzano il nostro Paese.