Italia: il più basso aumento del costo del lavoro in Europa dal 2020

costo del lavoro in Europa
08-10-2024

Nonostante la crescita dell’occupazione e la carenza di personale in sempre più settori, l’Italia ha mantenuto un incremento moderato del costo del lavoro (salari lordi più imposte e contributi delle aziende) rispetto altri Paesi dell’Unione Europea. I dati di Eurostat mostrano che, dal 2020 al secondo trimestre 2024, il costo del lavoro in Italia   è cresciuto del 5,6%, significativamente inferiore al +17% medio Ue e al +15,1% dei Paesi dell’Eurozona.

In Bulgaria la crescita è stata del 60,7%, in Ungheria del 54,8% e in Romania del 52%, e in generale in tutto l’Est di più del 30%, ma anche nell’Europa occidentale i tassi di incremento sono stati superiori rispetto all’Italia. In Germania, nonostante le attuali difficoltà economiche il costo del lavoro è aumentato del 16%, in Francia del 12,7% e in Spagna del +11,9%; più del doppio rispetto all’Italia. Anche la Grecia ha registrato un incremento superiore, +16,4%.

Certo, se prendiamo in esame solo la più recente variazione annuale, quella rispetto al secondo trimestre 2023, l’Italia, con un incremento del 3,1%, non è ultima (è inferiore in Svezia, Belgio, Finlandia), ma rimane sotto la media Ue, che è del +5,2%.

Del resto è da anni che il costo del lavoro in Italia cresce meno che nel resto d’Europa. Tale andamento non trova peraltro giustificazione nelle misure di taglio del cuneo fiscale per le aziende, dal momento che anche l’aumento dei soli salari lordi è stato modesto, +5,9% tra il 2020 e il secondo trimestre 2024. E tra i motivi non c’è neanche, se non in piccola parte, il fatto che nell’Unione Europea i prezzi siano saliti più che in Italia, +22,3% contro +18,4%.

Costo del lavoro e salari in discesa nel comparto alloggio e ristorazione
Questi risultati dipendono piuttosto dai fondamentali economici del nostro Paese: indicano una competitività limitata nel tempo e una relativa scarsità di competenze e di produzioni ad alto valore aggiunto. Sono anche un segnale preoccupante per l’andamento futuro dei consumi in Italia.

La debole dinamica salariale italiana è particolarmente evidente nel caso del settore dell'alloggio e della ristorazione: a metà 2024 registrava un costo del lavoro e salari lordi addirittura inferiori a quelli del 2020, con una riduzione nominale per questi ultimi dell’1,2%, quindi molto maggiore in termini reali. Questo non significa che i lavoratori abbiano visto una decurtazione degli stipendi, ma vuol dire che gli addetti attuali, molti dei quali giovani neoassunti, in un settore con un forte turnover, guadagnano meno di quelli di cinque anni fa.
Al contrario, i comparti in cui ci sono stati gli incrementi maggiori dei salari (e quindi del costo del lavoro) sono quelli della Pubblica Amministrazione, dell’industria, delle costruzioni: dal 2020 sono cresciuti rispettivamente del 9,2%, del 9,3% e del 13,5%; tuttavia anche in questi casi il gap rispetto agli aumenti registrati nel resto d’Europa rimane significativo.