LA BANCA D’INGHILTERRA

BANCA D’INGHILTERRA
01-08-2022

All’origine della fondazione della Banca d’Inghilterra (1694) vi era la necessità di contrastare i disordini monetari tipici del secolo, oltre all’urgente bisogno per le casse reali di un’enorme quantità di denaro perché prosciugate dalla lunga guerra contro Luigi XIV di Francia.

Le finanze pubbliche erano entrate in una fase critica: al governo inglese occorrevano 1.200.000 sterline da ottenere con un prestito a lunga scadenza. I sottoscrittori si riunirono in una società per azioni, The Governor and Company of The Bank of England, e furono convinti da una serie di vantaggi garantiti dalla legge del 25 aprile 1694 chiamata Tunnage Act, cioè Legge sul tonnellaggio.

In virtù di questo, la Banca d'Inghilterra si differenzia, sin dalla sua origine, dalle grandi banche del continente anzitutto per il fatto che essa non è un ente statale ma un istituto privato, una società per azioni che poteva custodire depositi, effettuare pagamenti e incassi per conto dei depositanti, scontare cambiali e concedere prestiti garantiti da merci sulla base di una concessione di monopolio parziale da parte del governo.

Il pagamento degli interessi le fu assicurato dal gettito di alcune nuove imposte sul tonnellaggio delle navi e sui liquori che avrebbe dovuto fruttare la somma di 96.000 sterline, pari all’8% sul prestito sottoscritto.

Ma, dal momento che per svolgere queste attività i depositi e le 96.000 sterline di interessi incassati annualmente dall’erario erano insufficienti, la legge autorizzò la società ad emettere biglietti del taglio fisso di 20 sterline per un importo pari al suo capitale (600.000 banconote).

Nella foto rovescio della banconota da 20 sterline emessa nel 1991 dalla Banca d’Inghilterra

Nella foto rovescio della banconota da 20 sterline emessa nel 1991 dalla Banca d’Inghilterra

 

Si tratta, quindi, della prima grande emissione di cartamoneta completamente fiduciaria della storia europea.

La Banca d’Inghilterra rappresentava gli interessi della borghesia manifatturiera e mercantile londinese, che si contrapponevano a quelli di molti proprietari terrieri, dei finanzieri e degli orefici-banchieri che operavano in concorrenza con la nuova banca.

La Banca proseguì l’attività tra alti e bassi: fu colpita, ad esempio, dal generale crollo del credito la sospensione dei pagamenti dovuti a problemi con le colonie americane; infine, però si consolidò soprattutto per il continuo bisogno di prestiti delle casse pubbliche.

Stringendo sempre più i rapporti con il governo e grazie anche alla rivoluzione industriale che fece della Gran Bretagna la più potente nazione del mondo occidentale, la Banca d’Inghilterra diventò la maggiore istituzione bancaria dell’impero britannico e la più importante Banca d’emissione del mondo.

 

Le funzioni principali della Banca d’Inghilterra possono essere riassunte in sei punti:

  • promuovere e mantenere la stabilità monetaria e finanziaria;
  • emettere moneta;
  • esercitare la politica dei tassi di cambio;
  • garantire la stabilità dei prezzi;
  • effettuare prestiti agli istituti di credito;
  • vigilare sul sistema bancario britannico.

Sull’esempio inglese, molti stati europei iniziarono a dotarsi di banche nazionali con il compito di convertire il metallo prezioso in cartamoneta, tra cui la Francia nel 1800, l’Austria e l’Olanda tra il 1814 e il 1817.

Alla fine del XVIII Secolo l’Europa fu invasa da un afflusso di metalli preziosi (argento) provenienti dal Messico che determinò violente distorsioni monetarie. Ne scaturirono continue guerre per il controllo dei traffici. In Francia la Rivoluzione sarà conseguenza anche della congiuntura economica verificatasi e degli squilibri sociali che questa aveva determinato.

 

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