LA CRESCITA RALLENTA

una moneta di 1 euro
08-09-2023

Il Pil italiano questa primavera si è ridotto a livello congiunturale. La nostra economia, infatti, tra il primo e il secondo trimestre si è contratta dello 0,4%. A livello tendenziale, ovvero sullo stesso periodo del 2022, vi è stato tuttavia un incremento dello 0,4%, ma questo è stato inferiore a quello del primo trimestre, quando era stato dell’1,9%.

Il dato, oltre che dalla riduzione primaverile, è stato influenzato dal fatto che i mesi tra gennaio e marzo dello scorso anno erano caratterizzati ancora da timori per i contagi del Covid, mentre tra aprile e giugno vi era stata una significativa ripresa. Rispetto a quest’ultimo periodo la crescita annuale, quindi, non può che essere minore.

L’inversione di tendenza ha le proprie radici soprattutto in una riduzione della spesa pubblica, calata dell’1,6% rispetto ai primi tre mesi dell’anno, e degli investimenti, scesi dell’1,8%. In particolare quelli in abitazioni e fabbricati non residenziali hanno visto una contrazione rispettivamente del 3,4% e del 3,8%. Siamo davanti alla fine di quella fase espansiva molto decisa del settore delle costruzioni favorita da alcuni provvedimenti e incentivi presi durante la pandemia, come il Superbonus 110%.

Quelli che normalmente sono considerati come gli investimenti per eccellenza, ovvero in macchinari e impianti industriali, si sono ridotti molto meno, solo dello 0,2%, e rispetto a un anno prima risultano ancora in crescita, di ben il 4%, mentre quelli in immobili vedono il segno meno anche a livello tendenziale: -7% la spesa in abitazioni.

La spesa delle famiglie è cresciuta dell’1,3% rispetto al 2022

Per il momento non è prevista una recessione su base annuale rispetto al 2022. A garantire la resistenza della nostra economia è la componente largamente maggioritaria del prodotto interno lordo, ovvero la domanda privata, la spesa delle famiglie. Questa non si è mossa nel secondo trimestre, nonostante l’inflazione prolungata che ha ridotto il valore reale degli stipendi. Rispetto allo stesso periodo del 2022, invece, è aumentata dell’1,3%.

Non è un caso che a fronte di un calo tendenziale del 3,2% del valore aggiunto dell’industria, colpita dalla crescita dei prezzi dell’energia e dal rallentamento tedesco, vi sia un progresso dell’1,6% dei servizi. È questo il settore in cui si concentra la domanda dei privati. Tra i segmenti che mostrano un segno più significativo c’è quello dell’informazione e comunicazione, al cui interno ricadono sia l’editoria che le telecomunicazioni e i servizi IT: è cresciuto dello 0,9% a livello congiunturale e di ben il 3,9%, a livello tendenziale.

Dati positivi sono anche quelli relativi alle attività artistiche e di intrattenimento, che ancora godono dell’onda lunga della ripresa post Covid e dell’aumento dei viaggi e del turismo. In questo caso l’aumento del valore aggiunto è stato del 2% rispetto ai primi tre mesi dell’anno e del 6,9% rispetto al secondo trimestre 2022.

Si tratta però di comparti caratterizzati da una maggiore volatilità e dipendono molto dalle dinamiche della domanda. Sarà quindi necessario attendere i dati del trimestre estivo per capire se questi settori potranno continuare a crescere come hanno fatto finora.