La guerra dei dazi colpisce le previsioni di crescita, anche dell'Italia

La guerra dei dazi colpisce le previsioni di crescita, anche dell'Italia
07-05-2025

Sono passati solo poco più di tre mesi dalle ultime stime, eppure le più recenti previsioni sull'economia mondiale del Fondo Monetario Internazionale sono molto diverse rispetto a quelle pubblicate allora. Ed è un caso rarissimo che succeda. Il motivo? La guerra dei dazi, cominciata con l'annuncio, avvenuto il 2 aprile, dell'aumento delle tariffe applicate dagli Usa a molte delle economie del mondo. Sebbene l'effettiva entità dei dazi non sia al momento ancora chiara, un qualche impatto negativo sulla crescita economica sarà inevitabile per la maggior parte dei Paesi colpiti.

Per il Fmi la crescita globale sarà del 2,8% nel 2025, mezzo punto percentuale in meno rispetto a quanto stimato a gennaio. A subire le maggiori revisioni in negativo sono due dei primi protagonisti del conflitto sui commerci, il Messico e gli Stati Uniti: l'economia messicana, che tre mesi fa era prevista crescere quest'anno dell'1,4%, ora è stimata in recessione dello 0,3%; del resto l'85% del suo export, che vale circa il 33% del Pil, è diretto verso gli Usa, e quindi soggetto ai nuovi dazi. Anche il prodotto interno lordo americano, però, subisce un pesante peggioramento: l'aumento stimato del 2,7% di gennaio è stato modificato con uno dell'1,8%.

È una revisione dello 0,9%, maggiore di quella che interessa la Cina, in cui la crescita prevista scende dal 4,6% al 4%, il Giappone, da +1,1% a +0,6%, il Canada, da +2% a +1,4%. Secondo il Fmi, poi, il Pil dell'Area Euro vedrà un peggioramento ancora inferiore: dovrebbe infatti crescere dello 0,8%, solo due punti percentuali in meno rispetto a quanto stimato a gennaio.

Per l'Italia un aumento del Pil dello 0,4% nel 2025
Il dato dell'Area Euro è comunque trainato verso il basso da quello di Germania e Italia. L'economia tedesca, che, secondo le stime di inizio anno, nel 2025 avrebbe dovuto rivedere il segno più, crescendo dello 0,3%, invece ora è vista rimanere ferma, a crescita zero. Quella italiana avrebbe dovuto espandersi, secondo le previsioni di gennaio, dello 0,7%, ma adesso il nostro Pil è visto in aumento solo dello 0,4%. È meno di quanto recentemente stimato dalla Banca d'Italia (+0,6%), dall'Ocse a marzo, (+0,7%), dall'Ufficio Parlamentare di Bilancio a febbraio (+0,8%), e certamente molto meno del +1,2% immaginato dal Governo nell'ultimo Piano Strutturale di Bilancio dello scorso settembre.
 
A influire sui numeri di Italia e Germania è in particolare la revisione dei dati sull'aumento delle esportazioni. Nel precedente Outlook del Fmi erano previste in crescita quest'anno dello 0,7% per l'Italia e del 2% per la Germania, mentre in quello di aprile la variazione è diventata negativa, rispettivamente del 2,6% e del 2%: si tratta di peggioramenti del 3,3% e del 4%, maggiori di quello che interesserà mediamente l'Eurozona (2,2%).
 
A sfuggire dagli effetti della guerra dei dazi, tra i grandi Paesi europei, è solo la Spagna, che, anzi, migliora le già positive previsioni di crescita economica, passate dal +2,3% di gennaio al +2,5% di aprile. Il Pil francese, invece, dovrebbe salire dello 0,6% nel 2025, meno dello 0,8% stimato tre mesi fa, ma più di quello dell'Italia e della Germania.

È da sottolineare, però, come, a causa del calo della popolazione, a livello pro capite il prodotto interno lordo italiano crescerà più di quello francese, +0,5% contro +0,4%, e in linea con quello dell'Eurozona. Sarebbe il quinto anno consecutivo che ciò accade, una netta inversione di tendenza rispetto al periodo precedente, quando anche la crescita pro capite italiana era stata sempre inferiore a quella media dei propri vicini.