LA POPOLAZIONE ITALIANA SCENDE

coppia di giovani italiani
15-06-2023

Tra il 2002 e il 2023 i residenti (italiani e stranieri) in età da lavoro sono 900mila in meno e tra il 2012 e il 2023 il calo è ancora più sconvolgente: 1,8 milioni in meno. E’ l’effetto del declino demografico che interessa tutte le fasce d’età ma in particolare quella tra i 15 e i 64 anni, cioè persone che possono lavorare. E gli stranieri non compensano il crollo? No. Mentre i lavoratori italiani sono calati di 3,7 milioni dal 2002 (2,1 milioni solo negli ultimi 10 anni) quelli stranieri sono aumentati di 2,8 milioni e appena di 330 mila unità dal 2013 a oggi.

Poi ci sono i dati delle sole forze di lavoro: con questo termine si intendono sia gli occupati che coloro che sono in cerca di un impiego.

Nel complesso le forze di lavoro italiane sono salite di 870mila persone dal 2004 ma è una crescita trainata esclusivamente dagli over 50 che, per effetto delle riforme pensionistiche, sono aumentati di 4,44 milioni in questo lasso di tempo. I 15-50enni, invece, sono diminuiti di 3,57 milioni proprio per ragioni demografiche.

Il tasso di occupazione dei giovani cresce molto più di quello dei più anziani, non accadeva da molto tempo

E adesso proviamo a cercare le buone notizie. Una di queste è che tra il 2019 e il 2022 c’è stata una piccola ma significativa inversione di tendenza: è tornato a crescere il numero dei 15-34enni che lavorano o ambiscono a farlo. Sono 30mila in più, e questo ha avuto come conseguenza l’aumento del tasso di occupazione dei segmenti della popolazione più giovane. Il dato maggiormente positivo è quello che caratterizza chi ha tra i 25 e i 34 anni, quella fascia cruciale in cui si pongono le fondamenta sia della carriera che della vita privata: tra il 2019 e il marzo del 2023 la percentuale degli occupati sul totale è aumentata del 4,48%. Tra i 15-24enni il progresso nello stesso periodo è stato invece del 2,15%, comunque superiore a quello che ha interessato chi ha più di 34 anni, inferiore al 2%.

Questi numeri sono molto positivi anche perché in controtendenza rispetto quanto avvenuto negli ultimi 20 anni, in cui erano state le fasce più anziane a vedere una crescita dell’occupazione molto più alta della media.

A determinare la nuova tendenza contribuisce ancora una volta la demografia: in poche parole se i giovani, solitamente i più richiesti dalle aziende, diminuiscono, c’è meno concorrenza e più spazio per coloro che cercano lavoro. Non a caso oggi in molti settori, quelli più labour intensive e che possono offrire salari meno alti, come la ristorazione o il turismo, un problema crescente è quello della carenza di lavoratori. Un problema che però coincide con un aumento delle opportunità per i più giovani.