Nella foto la mole della ziqqurat di Ur. La sua costruzione risale al XXII- XXI sec. a.C. e richiama la funzione di "banca"
Presso le antiche civiltà della Mesopotamia, nel terzo Millennio a.C., esistevano già delle istituzioni che, per le funzioni che svolgevano, si avvicinavano alle banche.
Ovviamente non si può parlare di banca nel senso moderno della parola ed è difficile stabilirne una data di nascita.
Le prime attività "bancarie" furono l'accettazione di depositi e la concessione di prestiti.
In base alle fonti più antiche, pare che il deposito sia nato prima del prestito: i Sumeri, ad esempio, depositavano nei templi grandi quantità di beni in occasione di guerre o lunghi viaggi, perché il tempio era un luogo sicuro, non solo fulcro dell'attività politica e religiosa, ma anche dell'attività economica. Per di più, era difeso da mura ben solide e da soldati armati.
All'interno potevano esserci anche una ventina di grandi magazzini per il grano, l'orzo, la frutta, la lana, e i sacerdoti, o gli scribi, tenevano una vera e propria contabilità delle entrate e delle uscite annotando su tavolette di argilla i depositi o i prestiti. Altrettante tavolette venivano rilasciate come ricevute. Le tavolette, mediante pittogrammi, recavano le immagini degli oggetti depositati.
Ogni mese si faceva un riepilogo totale e, alla fine dell'anno, si procedeva ad un riepilogo generale.
Il Codice di Hammurabi (XVIII a. C.) stabiliva i tassi di interesse dei prestiti che per l'orzo arrivavano al 33,33% all'anno. L'interesse sull'oro, che valeva dieci volte più dell'argento, variava invece dal 12 al 20% annuo.
Con la dominazione persiana (539-331 a.C.) i templi furono sostituiti dalle "grandi case commerciali", aziende di grandi dimensioni, tenute da famiglie di commercianti che prestavano qualsiasi cosa potesse essere fonte di guadagno: bottini di guerra, campi, prostitute, schiavi, perfino l'acqua per irrigare.
L'attività bancaria vera e propria, basata sul commercio del denaro, nacque con la moneta nella regione greca della Lidia intorno al 700 a.C.
Logicamente, la diffusione della moneta sconvolse l'economia basata sul baratto e possederne grandi quantità indicava il livello di ricchezza e autorità delle piccole città greche che coniavano le monete con propri simboli.
I cambi attiravano i depositi e il loro uso diede origine all'attività principale della banca che era il prestito a interesse. Gli impiegati addetti erano chiamati Trapeziti o cambiavalute.
Quando questi prestavano denaro, pretendevano delle garanzie (case, oggetti preziosi o anche schiavi); spesso però si fidavano dell'onestà e dell'onorabilità del cliente.
A Roma la banca, da semplice bottega condotta all'inizio dai cambiavalute greci, si trasforma col tempo in vera e propria società per azioni.
I primi banchieri di Roma erano chiamati argentarii, ed erano aiutati nel loro lavoro dai nummularii, saggiatori che avevano il compito di stabilire la bontà delle monete da cambiare o del metallo da coniare. I metalli venivano incisi con uno scalpellino appuntito che ne verificava la validità. Furono soprattutto gli equites, i cavalieri, che si dedicavano al commercio: di questi, i publicani si occupavano della riscossione delle tasse, mentre i negotiatores speculavano, fornendo somme notevoli a forti interessi sulle grandi opere pubbliche che sono giunte fino a noi: strade, miniere, teatri.
Nacquero delle società i cui responsabili erano i socii in infinitum: se gli affari andavano male ne rispondevano con il loro patrimonio personale.
Le società erano poi sostenute dagli azionisti, detti participes, che rischiavano solo la somma che avevano investito, cioè l'azione.
I negotiatores si occupavano del commercio al minuto; partecipavano alle principali fiere e mercati e spesso seguivano le legioni per sistemarsi ai bordi degli accampamenti, dove svolgevano operazioni di prestito.
L'attività bancaria a Roma giunse a livelli elevati, ma tutto finì con le invasioni barbariche.
I secoli successivi alla caduta dell’Impero Romano furono caratterizzati da un grande ristagno di quasi tutte le attività economiche.
È solo verso l'anno Mille che si manifestò un aumento sensibile dell'uso della moneta da parte dei mercanti, soprattutto dei mercanti ebrei. Questi ultimi, dopo la diaspora, furono costretti a dedicarsi ai mestieri più diversi, come il prestito a interesse: questo era aborrito dai più, perché considerato usura anche se il tasso preteso era modesto, ma era indispensabile per l'attività economica e per superare momenti di bisogno.
Gli Ebrei ovviamente non erano i soli a prestare denaro. Anche numerosi cristiani e qualche grande monastero finanziavano i piccoli proprietari terrieri con varie forme di prestito che apparentemente non prevedevano un interesse; questi contratti però si prestavano facilmente ad abusi, per cui col tempo la Chiesa preferì proibirli.
L'Antico Testamento e Aristotele avevano condannato il guadagno frutto dei mutui, e i loro insegnamenti, fatti propri dal mondo ecclesiastico, erano legge. Per questi motivi, il solo maneggiare denaro era visto con sospetto.
L'unico guadagno proveniente dal denaro considerato lecito divenne la speculazione sul cambio di valuta.
In questo periodo si possono individuare tre diversi tipi di agenti "bancari": i prestatori su pegno, i cambiavalute e i mercanti-banchieri.
La nuova situazione monetaria gettò le basi per la definitiva diffusione del secondo tipo di agente: il cambiavalute.
I cambiavalute assunsero il nome di "banchieri", perché lavoravano dietro banchi o tavoli; col tempo, oltre al semplice cambio delle monete, cominciarono ad accettare grossi depositi e a fare anche prestiti.
Dall'attività di cambiavalute nacque il terzo tipo di agente bancario, il mercante-banchiere.
I grandi mercanti o i clienti stessi si servivano dell'opera dei mercanti-banchieri che pagavano e acquistavano per loro conto usando spesso le lettere di cambio, ovvero, uno strumento di pagamento a distanza molto comodo che, col tempo, diverrà sempre più necessario, dando origine alla cambiale e all'assegno.
Questo testo fa parte di una serie di articoli (qui si può leggere l'introduzione, la prima parte, la seconda parte, la terza parte , la quarta parte e quinta parte).