La preistoria della moneta

La preistoria della moneta
17-05-2022

Prima della vera e propria moneta (che comparve solo verso la metà del VII sec. a.C.) gli scambi si realizzavano secondo tre fasi: 1) baratto; 2) moneta naturale; 3) metallo-utensile.
Quali erano le modalità secondo le quali avveniva il baratto?
I possessori di una determinata merce sbarcavano in un porto, deponevano i loro beni e poi si ritiravano per dimostrare che venivano in pace.
Gli abitanti del luogo deponevano ciò che avevano a disposizione e che volevano scambiare e rimanevano in attesa della risposta, indietreggiando a loro volta dalla mercanzia.
Se i primi mercanti, dopo essere scesi nuovamente dalla barca, la consideravano adeguata, accettavano lo scambio; in caso contrario, ritiravano parte dei propri beni, rilanciando così un'offerta a loro avviso più adatta.
Questa assenza di un mezzo di pagamento frenava gli scambi.
Nell’antichità, in assenza di strumenti di misurazione, le popolazioni seguivano la cosiddetta Legge di Weber: se due oggetti hanno quasi lo stesso peso, un essere umano non riuscirà a notare la differenza tenendoli in mano. I ricercatori, nell’analizzare oltre 5. 000 oggetti, tra cui anelli, piccoli archi e lame di asce, hanno evidenziato che la maggior parte di questi oggetti erano così simili per forma e peso (circa 200 grammi) da risultare indistinguibili e poter essere utilizzati come denaro. I Sumeri, considerati la prima civiltà urbana assieme a quella dell'antico Egitto e quella del fiume Indo, escogitarono un sistema di calcolo alternativo al baratto basato sull’oro e sull’argento come unità di riferimento.
La caratteristica fondamentale alla base degli scambi era la fiducia nel trasferire i crediti a un oggetto simbolico comune (una conchiglia o qualcos'altro) facilmente trasportabile e dotato di un valore comunemente riconosciuto. "La moneta nasce così con il marchio della fiducia collettiva sulla sua capacità di saldare i debiti che derivano dallo scambio. Nasce praticamente in parallelo allo sviluppo dell'economia degli scambi e della civiltà" ("Controstoria della moneta", Roberto Petrini, 2014). In un'effige di un'antica moneta di Malta, fusa in una lega povera perché durante l'assedio dei turchi l'oro era diventato introvabile, si leggeva "Non aes, sed fides" ("non il metallo, ma la fiducia").
Tuttavia, secondo vari studiosi, l'economia del baratto, tranne alcune circostanze del tutto eccezionali, non è mai esistita come sistema dominante di scambio, come ha ben documentato l'economista Felix Martin raccogliendo i pareri di vari studiosi dell'età antica (G. Dalton, "Barter", Journal of Economic Issues, 1982; G. Humphrey, Barter and Economic Disintegration, 1985).
L'insistenza nel cancellare il baratto dalla sequenza che porta dallo scambio alla moneta nasce da un concetto base: "se le due parti non hanno altra opzione che dare e ricevere simultaneamente, in un'unica direzione, lo scambio non può essere libero e nemmeno equo" (L. Fantacci, "Una moneta per l'equilibrio e per la pace, Introduzione a J.M. Keynes, Eutopia, 2011).

La divisione del lavoro (nata già in età neolitica), la nascita di economie agricole, la progressiva situazione di sedentarietà dei popoli, resero sempre più urgente la necessità di un valido e semplice sistema di commercio. Si cercò un mezzo da tutti accettato, una derrata di valore convenuto, ottenendo una sorta di "scala comparativa", per usare la definizione dello studioso Ernesto Bernareggi. Questa merce-campione, detta "moneta naturale", poteva essere estremamente varia ma doveva però assolvere a vari requisiti: doveva unire all'utilità la convenienza, doveva essere di facile misurazione e doveva essere abbondante, ma nello stesso tempo ricercata (esempio il bestiame).  In Islanda, fino al XIX secolo, il costo di ogni merce si stabiliva in pesce secco e in Alaska in pelli di castoro.
È verso il terzo millennio a.C. che si inizia ad utilizzare il metallo come forma di scambio per le sue indiscusse qualità: materiale inalterabile, frazionabile, accumulabile senza che si deteriori, trasportabile e senza necessità di manutenzione.
Soprattutto, è facilmente riconoscibile da tutti ed è possibile verificarne il peso senza troppe difficoltà.
La forma più arcaica del metallo è quella dell'anello, come ci testimoniano pitture murali in una tomba egizia del periodo di Thutmose III (Tebe, 1484-1450 a.C.) e ritrovamenti nella regione del Caucaso.
Poi, (seconda metà del secondo millennio a.C.) apparvero i pani di rame egeo-cretesi, pesanti blocchi di forma rettangolare (pesavano tra i 10 e i 36 chilogrammi e avevano uno spessore di circa 6 centimetri).
Dal IX sec. a.C. fece la comparsa un nuovo sistema di scambio, regolato dal cosiddetto "metallo-utensile". Queste "monete" avevano forma di asce e doppie asce principalmente nell'Europa centrale, mentre nell'area del Mediterraneo troviamo monete-utensili a forma di spiedi per uso domestico e religioso chiamati "obeloi".
Altro utensile usato come merce-tipo per gli scambi era il lebete, un paiolo usato per la preparazione dei pasti, ma anche per i sacrifici religiosi.

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(qui si può leggere l'introduzione)