LA QUOTA PROFITTO DELLE IMPRESE RAGGIUNGE IL 44,8%, UN RECORD

Imprese
28-04-2023

Le aziende italiane non hanno mai realizzato profitti così alti negli ultimi 13 anni. Lo certifica l’Istat, che misura il rapporto tra il risultato lordo di gestione e il valore aggiunto nelle società non finanziarie. Questo, definito, appunto, anche quota di profitto, ha raggiunto nell’ultimo trimestre del 2022 il 44,8%. Si tratta dell’1,9% in più rispetto al dato del trimestre precedente (luglio-agosto-settembre 2022) e del 3% in più rispetto allo stesso trimestre (ottobre-novembre-dicembre) del 2021. Il precedente record risale al terzo trimestre del 2016 quando la percentuale è stata del 44%.

Anche tra 2012 e 2015, nel periodo della crisi del debito e immediatamente dopo, la quota di profitto si era mantenuta piuttosto bassa, quasi sempre sotto il 42% e questo significa che questo indice rappresenta un buon indicatore dello stato di salute delle imprese e della loro competitività. Ed è ovvio che sia così: si tratta, del resto, della differenza tra quanto viene prodotto, tolti i costi di fattori della produzione, e il valore delle imposte indirette e dei redditi da lavoro dipendente versati.

Complice certamente l’inflazione, il risultato lordo di gestione a livello aggregato ha superato in valore assoluto per la prima volta i 100 miliardi, arrivano a 105 miliardi e 224 milioni di euro, ovvero il 16% in più rispetto a 12 mesi prima. Si tratta di un incremento superiore all’aumento dei prezzi. La crescita del valore aggiunto, che ha raggiunto alla fine del 2022 i 235 miliardi e 23 milioni, è stato invece inferiore, dell’8,4%.  

Va sottolineato, quindi, come il valore di ciò che le aziende italiane hanno prodotto è aumentato più del costo del lavoro, dei prezzi delle materie prime e degli altri costi che gli imprenditori hanno dovuto sostenere, che pure hanno subito incrementi.

Continua la crescita degli investimenti

A registrare una crescita sono stati anche gli investimenti, che già nella fase immediatamente successiva al Covid, grazie alle garanzie pubbliche e alla forte ripresa dell’edilizia, avevano visto un importante aumento.

Nell’ultimo trimestre del 2022 sono saliti del 14,1% rispetto a quello corrispondente dell’anno precedente, arrivando, in valore assoluto, a 57 miliardi e 344 milioni di euro. Si tratta di un incremento tendenziale inferiore a quello dei trimestri precedenti, ma è comunque sempre in doppia cifra, cosa che negli ultimi 10 anni non si era mai verificata.

A livello settoriale gli ultimi 3 mesi del 2022 sono stati positivi per i servizi, più che per l’industria. In questo caso Istat riesce a valutare l’andamento del valore aggiunto al netto dell’inflazione e registra un aumento significativo, del 4,2%, in particolare per i servizi di informazione e comunicazione, nei quali è incluso anche l’ICT. Questo è l’unico settore in cui la crescita ha superato quella degli altri trimestri dell’anno. Di poco superiore è stata quella delle costruzioni, il cui valore aggiunto ha visto un progresso significativo, del 4,9%, inferiore, però, a quello che si era visto tra 2021 e metà 2022. Bene, +3%, anche le attività immobiliari e commercio, trasporti e alloggio, +3,6%, mentre ha sofferto l’industria in senso stretto, quella manifatturiera, -1,7%.

Il miglioramento delle prospettive del Pil per il 2023, assieme al rientro dell’inflazione e dei costi delle materie prime, tuttavia, dovrebbe avere un impatto positivo sull’immediato futuro anche di quest’ultimo settore.