La ripresa continua e la fiammata dei prezzi dovrebbe ridimensionarsi

La ripresa continua e la fiammata dei prezzi dovrebbe ridimensionarsi
27-10-2021

Il 2022 sarà ancora un anno di rimbalzo per l’economia mondiale e, in particolare, per quella italiana. La crescita del Pil, infatti, seppur inferiore rispetto al picco che verrà toccato quest’anno, continuerà ad essere sostenuta e superiore a quella media del periodo precedente alla pandemia. 

Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, ritenute verosimili anche da Banca d’Italia, la crescita globale dovrebbe essere del 4,9% nel 2022, con l'eurozona (i Paesi, cioè, che hanno adottato la moneta unica) e Giappone che vedranno un’espansione minore, rispettivamente del 4,3% e del 3,2%, e gli Stati Uniti e la Cina una maggiore, rispettivamente del 5,2% e del 5,6%. L'India si dovrebbe confermare la più grande tigre asiatica con un aumento del Pil di ben l’8,5%.

E veniamo all’Italia. Per il Fondo Monetario Internazionale crescerà del 4,2%, un valore decisamente superiore a quello cui siamo abituati. Il governo è ancora più ottimista e prevede, nella Nota di Aggiornamento al Def (Nadef), un incremento del Prodotto Interno Lordo del 4,7%.

Gli occhi degli economisti, tuttavia, non sono tanto puntati sulle previsioni del Pil, quanto sul tema più caldo del momento: il ritorno dell’inflazione trainato dall’aumento dei prezzi delle materie prime, che è giunto inaspettato nel corso del 2021, e che ora secondo molti rischia di influenzare anche le prospettive di crescita del 2022.

Chi non è pessimista è la Banca d'Italia: secondo via Nazionale la fiammata di questi mesi si esaurirà l'anno prossimo anche se i prezzi, pur scendendo rispetto ai livelli attuali, rimarranno strutturalmente più alti di quelli precedenti alla pandemia.

L’andamento di gas naturale e petrolio
Naturalmente, la materia prima più importante, quella che da sempre con le sue oscillazioni di prezzo determina le performance economiche dei Paesi, è il petrolio. La quotazione del Wti (uno dei due tipi di greggio che fanno da benchmark mondiale, l’altro è il Brent) è tornata per la prima volta da 7 anni sopra gli 80 dollari al barile, dopo un periodo in cui, a tratti, aveva toccato ribassi da record; ma per il 2022 l’andamento dei futures indica che la curva si invertirà e si tornerà verso quota 70 dollari. Si tratterà, appunto, di un livello maggiore di quello del 2018 o 2019.

Per quanto riguarda il gas naturale, che ancora più del petrolio ha dato il via a tutti gli aumenti cui assistiamo in Occidente, dovremmo assistere a una discesa a valori appena sopra i 40 euro: la metà rispetto al picco di 80 euro, ma sempre molto più alti di quelli ai quali eravamo abituati prima del Covid.

La conseguenza pratica sarà un’inflazione che nell’area euro ritornerebbe all’1,7% dal 2,2% media del 2021, ma superiore a quella degli anni scorsi, quando anzi siamo andati spesso vicini alla deflazione, un pericolo ben più importante di un leggero incremento dei prezzi, soprattutto per i Paesi indebitati.

Anche l’analisi delle opzioni sull’inflazione, che vengono utilizzate come riferimento dagli analisti alla pari dei futures sulle materie prime, ci dice che c’è all’incirca un 50% di possibilità che il carovita sia tra l’1,5% e il 2,5% nel 2022. Un valore che consentirebbe ai tassi d’interesse di rimanere invariati, secondo le linee guida della Bce, e che non rappresenterebbe un problema per la prosecuzione della ripresa.