LA RIPRESA DEI VOLI DOPO LA PANDEMIA PREMIA I PICCOLI AEROPORTI

Aeroplano
16-03-2023

A Brindisi più 25,9%, a Bari del 19,6%, a Olbia del 13,6%, a Lampedusa e Comiso rispettivamente più 18,5% e 29,6%. Sono gli aumenti del numero dei passeggeri in arrivo o in partenza tra il terzo trimestre del 2019, quello estivo, e il corrispettivo del 2022 e dicono una cosa: la ripresa post pandemica ha interessato in particolare gli scali aeroportuali più piccoli; sono questi gli scali che hanno già superato i livelli precedenti al Covid. Ottimi sono anche i dati di aeroporti meno legati al turismo, come Torino Caselle, dove la crescita è stata del 26,4%, o di scali che comunque minuscoli non sono, come Napoli Capodichino, +10,2%.

Il problema, semmai, è che a livello italiano si è registrato ancora il segno meno: i passeggeri nel periodo considerato sono passati da 50,6 a 45,7 milioni con un calo del 9,7%. Il motivo? Le performance ancora deludenti dei grandi aeroporti: a Roma Fiumicino la diminuzione è stata del 24,6%, a Milano Malpensa del 25,3%, nonostante il trasferimento qui di parte dei voli di Linate, che da fine luglio 2019 e per diversi mesi, si è fermato per ristrutturazione. Giù, del 3%, anche i viaggiatori a Bergamo Orio al Serio, che pure negli ultimi 20 anni ha vissuto una crescita impetuosa, e a Venezia, -14,5%. I buoni dati di Catania e Palermo, +2,5% e +4,5%, non sono bastati a compensare.

I numeri relativi ai soli aerei in volo, che sono invece aggiornati a tutto il 2022, mostrano numeri leggermente peggiori di quelli sui passeggeri estivi, in particolare per quanto riguarda Roma Fiumicino, dove il calo diventa del 31,6%, e Venezia, -18,1%.

Si fa ancora sentire il calo dei viaggi d’affari e dei voli intercontinentali, ma l’Italia se la cava meglio della media

La ragione di questi dati sta nella dinamica della ripresa post pandemica che ha interessato quasi solo il turismo, che ha avuto un rimbalzo notevole nel 2021 e ancora più nel 2022, ma non i viaggi di affari, colpiti anche dalla diffusione delle videochiamate. Per questo motivo scali relativamente piccoli, posti vicino a località turistiche, hanno visto il segno più. A incidere però non è solo il motivo del viaggio, ma anche la destinazione o il luogo di provenienza. Quelli intercontinentali, che siano per turismo o per business, non hanno vissuto la ripresa che ha caratterizzato i viaggi all’interno dell’Europa o dei singoli Stati. Le restrizioni ai voli da e per la Cina e la richiesta di certificazioni anti-Covid che ancora caratterizzavano per parte del 2022 quelli verso altre aree del mondo hanno reso il rimbalzo solo parziale.

Nel resto del Vecchio Continente le dinamiche sono state simili a quelle italiane. I maggiori scali come Madrid Barajas, Parigi Charles De Gaulle, Francoforte tra l’estate del 2019 e quella del 2022 hanno visto una riduzione dei passeggeri rispettivamente dell’11,7%, del 19,9% e del 26,6% e Il confronto tra il numero dei voli dell’anno scorso e di quattro anni fa registra numeri analoghi. Il segno più interessa invece aeroporti più piccoli e, appunto, legati a mete turistiche, come Madeira, Lanzarote, Minorca.

Nel complesso, però, negli altri Paesi europei è andata peggio che in Italia. A fronte di una riduzione media del 19% dei voli nella UE tra 2019 e 2022 in Italia il calo è stato del 13,5%, mentre in Germania del 27%, in Francia del 15,9% e nei Paesi Bassi del 16,9%. Meglio dei nostri sono stati, invece, i numeri portoghesi e spagnoli, -3,9% e -9,2%, mentre in Grecia si è visto addirittura un aumento netto, seppur solo dello 0,5%, un ulteriore segno dell’importanza del turismo nel Mediterraneo nella ripresa europea.