Secondo le previsioni del Governo contenute nella Nota di Aggiornamento al Def (NaDef) di settembre, nel 2022 il Pil italiano dovrebbe crescere del 4,7%. Si tratta di un’espansione che segue quella del 6% del 2021, grazie al rimbalzo dell’economia seguito alla recessione del 2020.
Le incognite su questa previsione sono in realtà numerose: dall’inflazione alla crisi della supply chain sui mercati mondiali. Ora se ne è aggiunta un’altra: la variante Omicron, che ha colpito tutto l’Occidente con tassi di contagio senza precedenti. Anche se l’impatto sulle ospedalizzazioni è stato modesto, sono state messe in atto restrizioni che in alcuni Paesi europei hanno preso la forma di veri e propri lockdown. Forme di restrizione e vincoli all’attività stanno avvenendo anche in Italia. Questi elementi concorrono ad alimentare i timori dei consumatori che si muovono e acquistano meno.
Tutto ciò ha portato diverse istituzioni, analisti e banche d’affari a cambiare, in peggio, le proprie stime sull’espansione dell’economia nel 2022.
In seguito all’avvertimento del Fondo Monetario Internazionale sull’impatto di Omicron sull'economia globale, Goldman Sachs, per esempio, ha abbassato le previsioni di crescita Usa dal +4,2% al +3,8%.
Per quanto riguarda il resto del mondo, inclusa l’Europa, da parte di Bloomberg è arrivata una "doccia fredda": nell’ultimo trimestre del 2021 secondo le prime valutazioni preliminari, l’aumento del Pil sarebbe stato inferiore alle attese, dello 0,8%.
Il possibile impatto sull’Italia
L’economia del nostro Paese, così strettamente connessa a quella dei vicini europei, non può rimanere immune da una frenata della ripresa globale.
Banca d’Italia nelle proprie proiezioni economiche di dicembre spiega come alla base dell’abbassamento delle stime sull’incremento del Pil nel 2022, dal 4,4% al 4%, vi sia stato proprio questo, il rallentamento dell’ultima parte del 2021.
Questo pone, infatti, un’ipoteca importante anche sui primi mesi del 2022, che - come già accaduto in passato- vedranno forti disuguaglianze nell’impatto economico della variante Omicron. Il settore turistico, infatti, a differenza degli altri, sarà caratterizzato a gennaio da una riduzione del 14,6% dei contratti attivati rispetto a dicembre, secondo Unioncamere e Anpal.
Non mancano, però, le buone notizie. Non si scorgono lockdown all’orizzonte, e gli effetti di Omicron sembrano essere transitori, limitati a questo inverno, a cavallo tra il 2021 e il 2022. Tanto che l’aumento dell’occupazione sta proseguendo quasi in ogni ambito, e, soprattutto, la nuova variante più contagiosa sembra poter solo rallentare, ma non fermare, la crescita.
Il dato più significativo riguarda il simbolico ritorno del Prodotto Interno Lordo ai livelli prepandemici, quelli del 2019. Ritorno che è già avvenuto negli Usa, ma non in gran parte d’Europa, e soprattutto, non in Italia. Vi sarà un ritardo di alcuni mesi, ma a metà del 2022, secondo Banca d’Italia, toccherà al nostro Paese: la nostra economia potrà toccare le cifre di tre anni fa. Lo farà comunque in anticipo rispetto a quanto si pensava nel 2020, quando si riteneva che tale momento sarebbe arrivato solo nel 2023.