L'anno di Dante

L'anno di Dante
29-09-2021

Il 2021 è stato proposto dal Ministero della Cultura come l'anno di Dante Alighieri, poiché viene celebrato il settecentesimo anniversario della morte del Sommo Poeta (nato a Firenze, tra il maggio e il giugno 1265 e morto a Ravenna, nella notte tra il  13 e il  14 settembre 1321).

Dante è considerato il “padre della lingua italiana”.
Nel XIV secolo tutti consideravano le nuove lingue nate dal latino delle lingue prive di valore. 
"Prima di lui, alla preponderanza schiacciante del latino e all’uso occasionale delle due lingue di Francia, letterariamente insigni, non si contrapponevano che dialetti in via di dirozzamento, e tentativi sporadici di assurgere all’arte e alla bellezza. Tutta l’opera di Dante ha una carica spirituale nuova e potente, che in breve tempo opera un rivolgimento nell’opinione pubblica in Toscana e fuori, e fa d’un balzo assurgere l’italiano al livello di grande lingua, capace di alta poesia e di speculazioni filosofiche" (Bruno Migliorini).
Con Dante, infatti, il volgare diviene lingua colta e letteraria, grazie alla ricerca del poeta di trovare una lingua comune tra gli italiani capace di assurgere ai livelli della poesia. Come espresso nel "De Vulgari eloquentia", egli predilige la lingua colloquiale e d'origine a quella latina che reputa difficile, finta e artificiale. E tutta la produzione letteraria volgare dantesca ha lo scopo di essere fruibile dai più, cercando di abbattere i confini linguistici tra i ceti colti (abituati a parlare in latino) e quelli più popolari, e rendendo accessibile alla comprensione di tutti le conoscenze filosofiche e morali fino ad allora ristrette nell'ambito accademico. Quindi, si ha in Dante una visione della letteratura intesa come strumento al servizio della società, come verrà esposto nel Convivio. Ma la sua fama è dovuta soprattutto alla paternità della Divina Commedia, universalmente considerata la più grande opera scritta in lingua italiana e uno dei maggiori capolavori della letteratura mondiale. La lingua che Dante usa è nuova e varia, mista di volgare fiorentino, di voci dialettali regionali, di parole latine, francesi e provenzali, di uso di allotropi (modi diversi per scrivere la stessa parola), di similitudini e di altre figure retoriche, di stili diversi, dal grottesco al comico al lirico e al drammatico. 
La lettura della Divina Commedia è un viaggio davvero entusiasmante che ci consente non soltanto di godere dell’armonia dei suoi versi, ma di scoprire l’ammirabile architettura di un’opera di grande complessità e di addentrarci nel pensiero di Dante.
Della Commedia sono famosi i versi: "O voi ch’avete li ’ntelletti sani/ mirate la dottrina che/ s’asconde sotto ’l velame de li versi strani". 
Dante ci offre uno straordinario quadro del mondo dell’Italia dei Comuni e dei suoi protagonisti, ma il contenuto della sua opera, riferita alla condizione umana, è universale ed è rimasta esemplare. Questa universalità è una delle ragioni della grande ed estesa fortuna dell’opera dantesca.
Grazie alle opere di Dante, anche l’uomo d’oggi può trovare risposta alle grandi domande della vita.

"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza"

(canto numero ventisei dell'Inferno di Dante)