Alla fine del 2024 i dipendenti della Pubblica Amministrazione erano 3 milioni e 374 mila, secondo le stime di Fpa (Forum della Pubblica Amministrazione) basate su dati di Istat e della Ragioneria Generale dello Stato.
Si tratta di un incremento di 46mila unità, ovvero dell’1,4%, rispetto ai numeri del 2023, leggermente inferiore a quello che ha interessato l’occupazione complessiva nel nostro Paese (+1,5%). Se però il confronto è sul lungo periodo, con il 2014, il divario rispetto al dato medio nazionale è molto più evidente, perché in 10 anni la crescita dei dipendenti pubblici è stata del 3,5%, mentre quella degli occupati totali in Italia di ben il 9,2%, che diventa il 13,9% nel caso dei soli dipendenti.
Ogni anno l’aumento degli addetti della Pubblica Amministrazione è stato inferiore a quello che ha caratterizzato il mercato del lavoro italiano, con la sola eccezione del 2020, quando i primi non subirono le conseguenze immediate della pandemia. Proprio dopo il Covid, però, è finita quella lunga fase che aveva visto l’occupazione del pubblico impiego rimanere stabile o in lento calo: se tra 2014 e 2021 questa era scesa di 20 mila unità, in soli 4 anni c’è stato un incremento di 134 mila, anche escludendo i reclutamenti dovuti al PNNR.
Questi numeri nascondono tuttavia un andamento molto diversificato a seconda dei comparti del vasto mondo della Pubblica Amministrazione. Le funzioni centrali, dove, nell’immaginario collettivo, lavora il dipendente statale per eccellenza (nei ministeri, nelle agenzie fiscali, in enti come l’Inps, ecc), hanno visto un forte ridimensionamento: in 10 anni sono diminuiti del 17,9%, dai 257.078 del 2014 ai 211.141 del 2024, con una piccola ripresa di poco più di 7 mila unità tra 2021 e 2024.
L’Italia tra i Paesi con meno dipendenti pubblici in Europa
I tagli che, sotto forma di mancate sostituzioni dei pensionati, hanno interessato lo scorso decennio non hanno risparmiato neanche le funzioni locali della PA, che hanno visto una riduzione dei dipendenti del 13,1% negli stessi dieci anni. A fine 2024 a lavorare per regioni, comuni, province erano in 497.204, contro i 572.466 del 2014. In discesa, ma più contenuta, anche il personale in regime di diritto pubblico, ovvero, per esempio, coloro che lavorano per la magistratura, per l’esercito, le forze dell’ordine: sono diminuiti in dieci anni del 2,7%, anche se negli ultimi tre hanno visto un incremento del 2,2%.
Al contrario, sono fortemente aumentati i dipendenti pubblici del comparto istruzione e ricerca: sono cresciuti del 18,4% rispetto al 2014, arrivando a un milione e 327 mila. In salita, del 7,2% in dieci anni, anche i lavoratori della sanità pubblica: sono 711.847, e l’incremento si è verificato tutto tra il 2020 e il 2024, dopo l’emergenza pandemica.
Non stupisce, di fronte a questi andamenti, che sia nelle funzioni centrali che troviamo un’età media maggiore, di 52,8 anni (dati 2023), mentre nell’istruzione e nella sanità, dove c’è stato un po’ di ricambio, è più bassa, 49 anni.
Nonostante le recenti assunzioni l’Italia rimane, tra i maggiori Paesi europei, quello con meno dipendenti pubblici in proporzione alla popolazione: sono il 5,6% dei residenti, contro il 6,3% tedesco, il 7,4% spagnolo, l’8,3% francese e l’8,5% del Regno Unito.