Mentre in Italia scende il tasso demografico, che si attesta sotto i 59 milioni, un’area importante del Paese, il Nord, è in controtendenza. Secondo l’Istat gli abitanti delle regioni settentrionali nel corso del 2022 sono aumentati di 33.895 persone. Non sono cifre sorprendentemente alte, ma è dal 2014 che non si verificava un tale incremento.
Negli ultimi otto anni questa macroarea, come il resto dell’Italia, aveva visto una riduzione del numero dei residenti, che nel complesso erano diminuiti di circa 426mila unità (di questi più della metà scomparsi tra il 2019 e il 2021 durante la pandemia di Covid).
La crescita del 2022, che ha portato gli abitanti del Nord a quota 27.417.148, evidenzia bene le profonde differenze tra le diverse aree del Paese anche quando si parla di demografia. Il Centro ha visto una sostanziale stabilità con la perdita nel 2022 di solo 813 persone, un numero esiguo rispetto ai 366mila abitanti deceduti dal 2014 al 2021. Il vero tracollo è stato quello del Mezzogiorno: qui in un solo anno i residenti sono diminuiti di 75.994 unità; si tratta di un calo superiore a quello dell’anno precedente e ha portato il numero complessivo degli abitanti a 19.856.831, ovvero ben un milione e 49mila in meno rispetto al 2014.
Quindi più del 58% della riduzione della popolazione italiana degli ultimi otto anni, che è stata di circa 1,8 milioni di persone, è stata causata proprio dallo spopolamento delle regioni meridionali.
Nel 2022 66.859 persone si sono trasferite dal Mezzogiorno al Centro Nord
L'anno scorso la Lombardia è stata la regione con il maggior incremento della popolazione con ben 33.505 unità. In Sicilia si è registrato il calo più importante, con 19.313 persone. Il segno più caratterizza anche l’espansione demografica dell’Emilia-Romagna, +12.212 abitanti, del Veneto, +1.808, del Trentino-Alto Adige, +3.569, e, nel Centro, del Lazio, +5.654.
In sostanza la crescita coinvolge solo cinque regioni su venti e tra queste ci sono le due più popolose, Lombardia e Lazio, in cui si trovano anche le due città più grandi, Milano e Roma. È una conferma del fatto che l’Italia, tradizionalmente un Paese multicentrico con una popolazione distribuita in tanti centri di piccole e medie dimensioni, sta assistendo a una concentrazione della popolazione.
Secondo gli stessi dati dell’Istat, infatti, i comuni con meno di 5mila persone hanno perso in un anno 35.257 abitanti, più di tutti gli altri messi insieme. I residenti sono aumentati solo nei centri sopra i 100mila abitanti, nello specifico di 6.608 unità. Sebbene si tratti di ben 44 città, ciò si è verificato solo in metà di queste, ovvero 22.
All’origine di questi numeri, ancora più che la riduzione delle nascite, vi è il fenomeno migratorio, che privilegia il Nord. Quest’ultimo vede nel 2022 un saldo con l’estero (la differenza tra immigrati ed emigrati) positivo per 136.243 persone, mentre nel Mezzogiorno il saldo è di sole 64.346. A fare la differenza sono i trasferimenti interni, dai comuni più piccoli alle città e dalle regioni meridionali a quelle centro-settentrionali: l’anno scorso da Sud e Isole se ne sono andati in 66.859, e la grande maggioranza si è spostata al Nord.