Per quanto in misura ancora insufficiente il turismo nella Capitale ha cominciato a riprendersi nel 2021. I tempi di uscita dall’emergenza Covid sono ancora sconosciuti e in ogni caso non si annunciano brevi, ma vale la pena di cominciare a pensare a una strategia perché non vi sia un recupero solo in termini numerici, ma anche qualitativi. Banca del Fucino ha individuato quelli che sono i punti di forza e di debolezza, nonché le opportunità e le minacce che interessano questo importantissimo settore dell’economia romana.
Innanzitutto, si deve registrare il fatto che mancano strumenti indispensabili per l’analisi della situazione, ovvero i dati. Conosciamo i numeri degli arrivi e delle partenze, del traffico aereo e ferroviario, la nazionalità dei turisti, ma nulla sappiamo, per esempio, della loro età, delle motivazioni del viaggio (turismo, lavoro, ragioni familiari), del loro reddito o del loro livello di istruzione; non abbiamo informazioni sul grado di soddisfazione relativamente all’esperienza fatta, alla qualità dei musei, all’efficienza dei trasporti pubblici.
Possedere tali evidenze sarebbe utile per capire più nello specifico quali siano le preferenze e le esigenze dei visitatori. Servirebbe a comprendere, per esempio, se vi siano dei servizi e delle attrazioni che possano essere potenziate per attirare più turisti, al di là della consueta offerta di arte e cultura, che si presuppone sempre essere l’unica ragione per cui da ogni Paese arrivano milioni di turisti nella Capitale.
Nessuno, tuttavia, dubita che sia questo il principale punto di forza di Roma, il suo brand, ovvero l’immagine di “Caput Mundi” e di “Città Eterna”, il suo patrimonio storico-artistico unico al mondo, il suo valore religioso come centro del cattolicesimo.
Una città da vivere e visitare più volte nella vita, non un’esperienza irripetibile
Tale brand è il maggiore asset per la città, quello che potrà e dovrà servire per attirare, dopo il Covid, i flussi di turismo in maggiore espansione, come quelli asiatici. Non solo i giapponesi, ma anche i sudcoreani, i cinesi, gli indiani e i thailandesi, che negli ultimi anni hanno cominciato a viaggiare e con tutta probabilità dopo la pandemia riprenderanno a farlo con maggior vigore, mettendo al centro delle proprie destinazioni Roma, città da cui sono affascinati.
Tuttavia, il rischio è che una visita della capitale italiana sia percepita come qualcosa da fare solo “una volta nella vita”, per ammirare le sue bellezze uniche, e non con più frequenza , come si fa con alcuni luoghi iconici, dalla Grande Muraglia alle Cascate del Niagara. La sfida della ripresa del turismo a Roma sarà anche questa: modificare il brand in modo che la città appaia come una destinazione da vivere, non solo come un insieme di monumenti da vedere, che assomigli a New York, dove chi può ritorna più volte per assaporare il suo lifestyle.
Naturalmente, dovranno essere smussati quei punti di debolezza che pur ci sono, e sono numerosi. Tra questi i servizi al visitatore, in particolare quelli pubblici, i trasporti, il traffico, i collegamenti nella città, che in base a molte ricerche generano i giudizi maggiormente negativi sull’esperienza turistica. Questi fanno da contraltare a quelli positivi su altri aspetti come l’alloggio in hotel o i pasti nei ristoranti.
Dovranno essere anche affrontate le principali minacce, tra cui la più importante sembra essere lo spostamento del baricentro dell’economia mondiale, e quindi anche del turismo, a Oriente. Secondo gli ultimi dati precedenti al Covid, nella graduatoria tra le 20 mostre più visitate ben 9 posizioni erano occupate da realtà asiatiche. Solo 20 anni fa a predominare era l’Occidente.
La ripresa economica di Roma dipenderà anche da questo, dalla sua capacità di incontrare le preferenze di un pubblico globale, con esigenze molto diversificate, che ha un’ampia gamma di destinazioni tra cui scegliere, certamente maggiore rispetto al passato.