Effetti (collaterali) dell’incremento dei dazi americani e investimenti pubblici. Sono questi gli ingredienti che hanno permesso all’economia del Lazio di mettere a segno una crescita superiore alla media italiana nel primo semestre del 2025. Il Pil regionale è infatti aumentato dello 0,7%, più di quello nazionale, +0,6%, e di quello della regione italiana più economicamente dinamica, la Lombardia, +0,5%.
Sono particolarmente eloquenti i numeri relativi al commercio estero: le esportazioni laziali nei primi sei mesi dell’anno sono cresciute di ben il 17,4% rispetto allo stesso periodo del 2024, soprattutto grazie al boom del settore farmaceutico, che da solo rappresenta ben il 48,6% di tutte le vendite all’estero dalla regione. L’export di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici, infatti, è salito di ben il 31,4%, trainato dagli acquisti americani, che nel complesso sono aumentati di ben il 133,7%. È stato l’effetto degli annunci sui dazi da parte della Casa Bianca, che hanno provocato una corsa ad anticipare gli ordini da parte delle aziende d’Oltreoceano, nel tentativo di accaparrarsi i prodotti prima che fossero sottoposti alle nuove tariffe doganali. Questi forti incrementi hanno compensato la dinamica del commercio estero intraeuropeo del Lazio, che ha visto le importazioni crescere più delle esportazioni nel periodo di osservazione.
L’altro fattore di crescita è stato l’incremento degli investimenti in opere pubbliche: mentre l’attività delle costruzioni ha visto un arretramento (-3,7% le ore lavorate), la spesa per investimenti in opere pubbliche degli enti territoriali è cresciuta di oltre il 13% nei primi sei mesi del 2025, sotto la spinta di Pnrr e Giubileo. Quest’ultimo ha trainato anche le spese dei turisti, +25,7% rispetto al primo semestre dello scorso anno, contro un aumento medio, a livello nazionale, del 5,9%.
Perché il mercato del lavoro si è fermato
Probabilmente anche a causa del carattere provvisorio di parte della crescita dell’economia laziale, dovuta a anticipazioni degli acquisti americani e al Giubileo, l’occupazione non sembra averne beneficiato particolarmente. Se il numero dei lavoratori a metà 2025 era dello 0,6% superiore a quello di un anno prima, il tasso di occupazione è in realtà rimasto lo stesso, al 64,3%, mentre a livello italiano è salito dello 0,4%, al 62,6%, e in Lombardia dello 0,3%, al 69,5%. È invece sceso, anche più che altrove, il tasso di disoccupazione laziale, calato al 5,8%, rispetto al 6,6% di metà 2024, segno, però, anche di un incremento degli inattivi.
Le assunzioni sono diminuite dell’1% rispetto al primo semestre dell’anno scorso, anche se è da sottolineare che il saldo tra queste e le cessazioni rimane positivo per più di 71mila unità e le assunzioni a tempo indeterminato sono scese meno della media, dello 0,8%. In crescita sono state, invece, quelle in somministrazione e con contratto intermittente, +1% e +7,8%.
In Lombardia le assunzioni hanno subìto una riduzione maggiore, di ben il 4,3%, principalmente a causa del calo del 7,4% di quelle a tempo indeterminato. Il dato è stato trainato dal rallentamento delle imprese dell’industria, che hanno tagliato il numero di nuovi contratti dell’8,2%, e in particolare di quelle con più di 100 addetti, che hanno effettuato il 7,2% di nuove assunzioni in meno. Nel confronto con la Lombardia, dunque, la performance del mercato del lavoro laziale appare complessivamente più positiva.