L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE CAMBIERÀ IN MODO PROFONDO IL MONDO DEL LAVORO, MA NON NECESSARIAMENTE IN SENSO NEGATIVO

mano umana aperta che tiene una sfera
06-06-2024

Tra i temi affrontati nella recente Relazione annuale del Governatore della Banca d’Italia, pubblicata a fine maggio, c’è anche quello dell’impatto dell’intelligenza artificiale sulle diverse categorie di lavoratori. Dalla Relazione emerge come, nel complesso, la maggioranza dei lavoratori risulterà esposta in modo significativo agli effetti di questa nuova tecnologia; al contempo, si prevede che coloro che trarranno beneficio dall’IA saranno di più di quanti ne saranno danneggiati.

Nel dettaglio, si stima che per il 40,3% dei lavoratori i nuovi strumenti digitali saranno complementari e non sostitutivi delle mansioni svolte, rendendo i loro settori più produttivi e accrescendo la relativa domanda di risorse umane. Il rischio di sostituzione riguarderà invece il 26,7% degli occupati. Per il restante 33,1% l’impatto dell’IA dovrebbe risultare contenuto. 

Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, non sarà l’età il fattore discriminante: questi numeri sono infatti abbastanza simili sia per gli over che per gli under 40. A contare di più saranno invece il titolo di studio e il genere

Per il 64,6% deidetentori di un titolo di laurea l’impatto sarà di tipo complementare, quindi positivo, mentre a rischiare di essere ridondante sarà il 31%; solo il 4,4% di loro dovrebbe risultare pressoché esente dagli effetti della diffusione dell’intelligenza artificiale nell’economia. Esattamente l’opposto accadrà per coloro che non sono arrivati al diploma, il 60% dei quali non dovrebbe vedere grandi cambiamenti nel proprio ambiente lavorativo. A subire maggiormente i possibili effetti negativi dell’IA saranno invece i diplomati: il 36,4% di loro rischia infatti di essere sostituito, una percentuale di poco superiore a quella di coloro che, in questa categoria, dovrebbero trarne vantaggi.

L’impatto più favorevole sarà nell’istruzione e nella sanità  

Un altro dato forse sorprendente è che l’impatto dell’intelligenza artificiale dovrebbe risultare più forte sulle donne che sugli uomini. Solo il 22,9% di esse, a fronte di ben il 40,9% dei colleghi maschi, non sarà infatti toccato dall’avvento dei nuovi strumenti digitali; inoltre, per il 44% delle lavoratrici questi si riveleranno utili per rendere le loro mansioni più produttive e remunerative. Il motivo di questa differenza tra generi è che, secondo Banca d’Italia, sono proprio i settori a maggiore densità femminile, ovvero l’istruzione e la sanità, quelli che in cui l’IA sortirà effetti maggiormente benefici. L’utilizzo di programmi di intelligenza artificiale impatterà positivamente su ben il 72,3% di quanti sono impiegati in questi comparti, spesso donne laureate. 

Dovrebbe accadere il contrario nei settori della finanza e della comunicazione, nei quali i maschi sono la maggioranza: qui ben l’86,4% dei lavoratori non solo sarà molto influenzato dall’avvento delle nuove tecnologie legate all’IA, ma lo sarà in modo negativo. In molti rischieranno infatti di essere sostituiti dagli algoritmi. Siamo di fronte a un ribaltamento di alcune tendenze degli ultimi decenni, in cui proprio i comparti finanziari e dell’IT erano stati caratterizzati da una crescita dell’occupazione, che invece calava in altri settori.

Un aspetto appare certo: di fronte all’avvento degli algoritmi continueranno a essere decisivi l’istruzione e l’aggiornamento delle competenze.