Nell’illustrazione una grande banconota cinese del XIV secolo (dinastia Ming)
Fonte: Massgreen Auctions
La banconota (detta anche biglietto di banca, cartamoneta o moneta cartacea) fu inventata dai cinesi. In Cina il baratto ha caratterizzato a lungo i traffici commerciali e, fino alla metà del secondo millennio a.C., come mezzi di pagamento si usavano i "cauri", ovvero piccole conchiglie.
Con la dinastia Han (206 a.C.- 220 d.C.) furono introdotte le monete cinesi di bronzo, dotate di un buco al centro per essere infilzate, dette "cash".
Tra il 200 e il 600 d.C., i grandi pagamenti venivano effettuati tramite rotoli di seta con tagli standard.
È intorno a questo periodo, 200 d.C., che viene inventata la carta. I Cinesi per primi iniziarono ad utilizzare quella sottile scorza chiamata "libro".
Vediamo, più da vicino, la preparazione della carta:
Il metodo di fabbricazione della carta nell'antica Cina consisteva nella triturazione di corteccia di gelso e di steli di ramiè (una pianta orticacea), messi a macerare per la preparazione di una sospensione densa: in questa si immergeva uno staccio, piccolo telaio rettangolare a maglie finissime sul quale si depositavano le fibre, che si amalgamavano fra loro. Impilato e pressato per eliminare l'acqua, poi steso ad asciugare al sole, ogni foglio veniva incollato su una superficie per evitare che l'inchiostro si espandesse durante la scrittura. Il primo uso di questa carta fu come ricevuta bancaria, usata come mezzo di pagamento. Non esistendo le banche, vi erano le botteghe private (botteghe di pegno) che accettavano depositi di metalli preziosi, dietro compenso, che si impegnavano a trasferire somme a distanza. Queste rilasciavano ricevute e, per compiere i trasferimenti a distanza delle somme, ordini di pagamento.
Si cominciarono ad utilizzare, in seguito, ordini di pagamento detti "fei-chien", letteralmente "moneta volante", di cui parla anche Marco Polo nel "Milione".
Il primo a introdurre l’uso di banconote di carta, legalmente riconosciute, fu l’imperatore cinese Hien Tsung nell’806 d.C. e, dal 1023, il monopolio delle emissioni fu esercitato dallo Stato.
In Europa la nascita della cartamoneta risale al 1661 per iniziativa della Wekeloch Lane Bank di Stoccolma. Questa cartamoneta, chiamata Daler, fu prodotta in vari tagli ed ebbe la caratteristica di riportare la numerazione di serie.
Ma la banca che iniziò a emettere banconote in modo continuativo fu la Banca d'Inghilterra nel 1695: queste erano scritte a mano e legate al deposito personale.
Nel XVIII secolo le banconote, prodotte attraverso l'incisione su lastra di rame, erano stampate su un lato soltanto. In Italia dobbiamo attendere l'anno 1746 perché venisse emesso il primo biglietto al portatore dalle Regie Finanze di Torino per far fronte alle spese militari che il Piemonte, alleato con l'Austria, doveva sostenere nella guerra contro la Francia e la Spagna.
Si trattava di cartamoneta che fruttava interessi, emessa contro deposito di denaro.
A partire dalla seconda metà dell'Ottocento, si assiste a una progressiva affermazione della cartamoneta, in relazione alla crescente domanda di mezzi di circolazione, connessa con lo sviluppo economico indotto dalla Rivoluzione industriale.
Il biglietto di banca, essendo un mezzo di circolazione a taglio fisso e al portatore, poteva essere utilizzato per i pagamenti senza bisogno di girate, come avveniva per le lettere di cambio o per le fedi di credito.
Con il tempo, esso si trasformò da sostituto della moneta in vera e propria moneta aggiuntiva, emessa dalle banche in quantità significativamente maggiore rispetto alle riserve metalliche detenute dalle stesse banche. Veniva comunque assicurata sempre la convertibilità dei biglietti in moneta metallica.
Questo testo fa parte di una serie di articoli (qui si può leggere l'introduzione, la prima parte, la seconda parte, la terza parte e la quarta parte).