L’occupazione cresce, ma meno di quanto pensavamo

L’occupazione cresce, ma meno di quanto pensavamo
15-09-2025

L’economia non è una scienza esatta, e non lo è neanche la misurazione delle sue variabili. Anche per questo i calcoli sulla crescita dell’occupazione in Italia si sono rivelati un po’ troppo ottimistici: secondo gli ultimi dati dell’Istat a metà 2025 i lavoratori in Italia erano 24 milioni 205 mila (24 milioni 217 mila a luglio 2025), ovvero 122mila in meno di quelli stimati fino alla precedente rilevazione. Significa che nel primo semestre di quest’anno l’occupazione è cresciuta, sì, ma meno di quanto pensassimo, ovvero di 136mila unità (149mila considerando luglio) e non di 233mila come calcolato in precedenza.

Ad essere particolarmente penalizzata da questa revisione è l’occupazione femminile: il ricalcolo ha diminuito di 63mila unità il numero di donne al lavoro a metà 2025, mentre nel caso degli uomini la diminuzione è stata di 59mila. Non solo, la stessa correzione dell’Istat ha ridotto di 103mila i lavoratori a tempo indeterminato, mentre ha accresciuto di 40mila quelli a termine. 

Va sottolineato, però, che questi nuovi dati non sono tanto l’esito di una revisione al ribasso delle assunzioni di nuovi addetti nelle aziende, quanto di un ricalcolo dei numeri riguardanti i pensionati e i lavoratori più anziani. L’Istat ha infatti ridotto di 120mila il numero di occupati con più di 50 anni mentre ha aumentato di 109mila quello degli inattivi di quell’età, presumibilmente in pensione. Allo stesso tempo non ci sono state revisioni molto significative nel numero dei lavoratori più giovani. 

 

Non si ferma l’aumento degli occupati con più di 50 anni

È un dato positivo: una correzione al ribasso dei dati sull’occupazione giovanile avrebbe reso negative statistiche che erano già piuttosto deludenti. Anche qui, tuttavia, è necessario fare dei distinguo. Secondo i numeri dell’Istat, infatti, tra dicembre e luglio i lavoratori tra i 15 e i 24 anni sono diminuiti di 41mila unità, di 36mila se il confronto è con il luglio del 2024, mentre gli inattivi sono aumentati di 66mila (su dicembre) e 117mila (su luglio dello scorso anno). Il bilancio per chi ha tra 25 e 34 anni è invece positivo, seppur di poco: gli incrementi dell’occupazione sono stati di 5mila lavoratori nei primi sette mesi del 2025 e di 6mila in un anno, mentre coloro che non lavorano e non cercano un impiego salivano rispettivamente di 37mila e di 23mila. Il tasso di occupazione, perlomeno, nel loro caso è lievemente cresciuto, passando in 12 mesi dal 68,6% al 68,8%. 

Nella generazione dei 35-49enni, che soffre da tempo di un forte calo demografico, i lavoratori sono scesi in un anno di 153mila unità, ma la quota degli occupati sulla popolazione è rimasta pressoché invariata, al 77,6%. Il vero aumento è quello che si è verificato tra chi ha 50 anni e più: quelli con un lavoro sono saliti di 313mila nei primi sette mesi del 2025 e di 466mila in un anno. Nello stesso periodo il tasso di occupazione di chi ha tra i 50 e i 64 anni è salito dal 65,1% del luglio 2024 al 66,6% dello stesso mese del 2025.

I lavoratori crescono, dunque, ma il ruolo delle riforme pensionistiche nel trattenere sul lavoro quelli più anziani è decisamente preponderante rispetto a quello delle assunzioni delle imprese.