Altro che abbigliamento, scarpe, vini, buon cibo, a trainare il commercio estero italiano sono i macchinari e la farmaceutica. Strano? Per niente, basti pensare che anche nel 2022 il sistema industriale italiano si è confermato secondo in Europa e che la nostra produzione industriale, a differenza di quella tedesca (la prima nella Ue) e quella francese (terza) è tornata a un livello superiore a quello del 2019, l’ultimo anno prima del Covid.
È proprio la solidità della manifattura ad avere consentito l’anno scorso all’Italia di limitare i danni al commercio provocato dall’aumento dei prezzi delle materie prime. Ha generato, infatti un saldo positivo di ben 104 miliardi e 31 milioni di euro, solo 1,8 miliardi in meno che nel 2021, nonostante l’incremento delle importazioni. È servito a compensare il balzo del disavanzo energetico, passato da 41 miliardi e 391 milioni a 110 miliardi e 122 milioni in un anno, a causa di un aumento di 4,7 volte del saldo negativo relativo al gas. Quasi metà della differenza positiva tra export e import industriale, 50 miliardi e 158 milioni su 104,3, un miliardo in più che nel 2021, è dovuta a quelli che sono chiamati Macchinari e apparecchi n.c.a., ovvero “non codificato altrove”.
Si tratta di un ambito vasto, variegato e spesso poco noto al grande pubblico perché il commercio che lo riguarda è quasi esclusivamente B2B, ovvero diretto alle aziende. Tuttavia è proprio qui che l’Italia vanta vantaggi competitivi importanti. Troviamo macchine che servono alla produzione di motori e turbine, di pompe e compressori, di valvole e ingranaggi, di utensili vari. Un ruolo importante hanno poi i macchinari usati in agricoltura o nelle industrie alimentari e dell’abbigliamento e quelli per la lavorazione dei metalli, del legno, della carta e di altri materiali.
Il saldo positivo nel settore dei mezzi di trasporto diversi dagli autoveicoli supera quello dell’alimentare
Ad essere cresciuto è stato anche il saldo del segmento dei mezzi di trasporto che non sono autoveicoli, come per esempio bus e camion o biciclette, motociclette e barche, in cui l’Italia è da sempre specializzata. È passato da 12 miliardi e 501 milioni di euro a 17 miliardi e 445 milioni, superando anche nel 2022 quello relativo ai prodotti alimentari e nelle bevande, che è sceso e si è fermato a poco più di 11,5 miliardi.
Un dato tra tutti è significativo: il maggior singolo contributo all’aumento di tutte le esportazioni l’anno scorso è stato l’incremento delle vendite all’estero di mezzi trasporto non autoveicoli negli Stati Uniti. Da solo ha fatto crescere dell’1,42% tutto l’export. Un ruolo fondamentale l’ha avuto poi la nautica. L’Italia è da tempo il secondo produttore al mondo di yacht e il primo di superyacht, e nell’anno nautico 2022 (che però termina in agosto e non in dicembre) le esportazioni sono cresciute dal 2,9 a 3,3 miliardi.
Ancora maggiore è stato l’aumento registrato nelle vendite di motocicli, cresciute del 25,3% nel 2022, mentre tutto il segmento che include anche le biciclette e i ricambi ha visto un incremento del 17,2%. Altri settori hanno visto crescite maggiori, come i computer, gli apparecchi elettronici e ottici o le sostanze chimiche, ma in questi casi permane un saldo negativo con l’estero.
È positivo, invece, quello in un settore che potremmo chiamare emergente per il nostro commercio estero, la farmaceutica. Il saldo ammonta a 8 miliardi e 852 milioni di euro e quindi non è tra i più grandi, ma è più che raddoppiato in un anno, visto che nel 2021 era solo di 3 miliardi e 283 milioni. Decisivi, qui, gli aumenti delle vendite in Cina e in Svizzera, che rappresentano, infatti, il secondo e il terzo contributo positivo più importante alla crescita dell’export dopo il già citato incremento dell’export di mezzi di trasporto non autoveicoli negli Usa.
Il commercio estero italiano, in sostanza, sta diventando più diversificato, e questo può essere solo un bene per il Paese.