Le economie più dinamiche d’Italia sono quelle trentina e altoatesina, la lombarda e l’emiliano-romagnola. Lo dice l’Istituto Tagliacarne nella sua analisi sul valore aggiunto delle province e delle regioni italiane. Al primo posto a livello regionale c’è il Trentino-Alto Adige che genera 47.711 euro pro capite (dati 2023), il 47,4% in più della media nazionale; al secondo posto la Lombardia, con 43.263 euro a testa, il 33,6% in più rispetto al dato italiano. Nel 2003 erano rispettivamente seconda e terza, dopo la Valle d’Aosta, che invece in 20 anni ha perso due posizioni. A crescere, dal quinto al quarto posto, è stata anche l’Emilia-Romagna, che produce 38.703 euro pro capite, il 19,5% in più rispetto al valore aggiunto medio nazionale.
La classifica delle regioni si riflette su quella delle province, che vede in testa Milano con 62.862,7 euro per abitante, il 94,2% in più del dato italiano; seguono Bolzano, Bologna e Parma, che tra 2003 e 2023 hanno visto un deciso cambiamento delle proprie posizioni. Se l’Alto Adige è passato dal terzo al secondo posto e il bolognese dal quinto al terzo, la provincia di Parma ha visto un progresso ancora maggiore, dall’ottavo al quarto posto.
A dimostrazione del generale miglioramento del peso dell’economia emiliano-romagnola c’è anche il progresso del modenese, che ad oggi, con 42.088 euro pro capite, è al settimo posto in Italia, subito dietro Trento; era all’undicesima posizione nel 2003. Il benessere appare piuttosto omogeneo in questa regione, con 4 province su 9 nelle prime 15, con Reggio Emilia che si colloca all’11esimo posto.
Trieste, Potenza, La Spezia e Lucca i migliori progressi
L’economia della Lombardia appare invece più incentrata sul capoluogo. Dopo la provincia di Milano, infatti, si deve andare al quindicesimo posto per trovarne un’altra della stessa regione, Brescia, che tra l’altro ha perso sei posizioni in 20 anni. In generale, ben 10 province lombarde su 12 hanno visto un peggioramento del proprio ranking dal 2003. Il caso più eclatante è Pavia, che è crollata dal 37esimo al 61esimo posto, producendo solo 27.752 euro pro capite, il 14,3% in meno della media nazionale.
A vedere i maggiori miglioramenti, invece, sono state aree periferiche o lontane dai grandi motori economici del Paese. La provincia di Trieste, per esempio, è quella che ha visto la maggiore crescita in 20 anni, passando dal 39esimo al decimo posto quanto a valore aggiunto pro capite (40.513 euro l’anno scorso), il 25,1% in più della media italiana. A vedere incrementi di più di venti posizioni, però, sono state anche la provincia di Potenza, passata dal 79esimo al 52esimo posto, quella di La Spezia, dal 48esimo al 22esimo, e quella di Lucca, dal 60esimo al 38esimo.
In generale sono stati il Nord Est e alcune aree del Mezzogiorno a vedere i progressi più incoraggianti: il Friuli-Venezia Giulia è passata dal decimo all’ottavo posto, e la Basilicata è salita dal quindicesimo all’ottavo. Da segnalare è anche il caso pugliese: tutte e sei le sue province in 20 anni hanno visto un miglioramento della propria posizione, portando la regione al sorpasso sulla Campania in termini di valore aggiunto pro capite. Tuttavia, con 21.590 euro per abitante, il 32,3% in meno del dato italiano, il gap tra la Puglia e le aree più ricche del Centro-Nord rimane ampio.
Milano, Bolzano, Bologna e Parma le province con il maggiore valore aggiunto pro capite
27-11-2024